mercoledì 9 febbraio 2011

Antares

Parlando di Import/Export (2007) non avevo potuto fare a meno di lodare il cinema austriaco che da un paio di anni a questa parte si sta guadagnando un posto di primo piano nel panorama europeo e sembra essere l’unico a poter perlomeno infastidire lo strapotere francese. Ai nomi che avevo fatto in quel commento va aggiunto anche quello di Götz Spielmann che in Italia è conosciuto per il recente Revanche (2008), mentre Antares risale al 2004, due opere che non sono le uniche della sua carriera ma che probabilmente sono le più importanti.

La ricerca testuale e visiva di Spielmann è prossima all’Haneke dei Fragments o a tutta la filmografia di Ulrich Seidl. Vienna, sbiadita parente della meta turistica che conosciamo, è una muraglia di palazzoni tutti uguali che fanno da scenario ad un intrecciarsi di eventi intrisi di casualità, gelosia e passione. Anche qui si vanno a svelare ingombranti scheletri nell’armadio degli austriaci “tanto per bene”, ed ecco per esempio che una madre di famiglia tradisce il marito con un quasi sconosciuto; tuttavia il pericolo di arenarsi su blande schermaglie sentimentali viene ovviato da una visione trasversale di Spielmann che fa del suo cinema una pesante pietra che pian pianino ci mostra come affonda: dalla famiglia middle-class si scende agli isterismi di una giovane coppia per toccare il punto più basso con l’insofferenza dell’agente immobiliare, in un percorso netto che delinea drammi personali e sociali attraverso un’azione triplamente rappresentata.

Se l’artificiosità del montaggio che ricompone gli eventi avvenuti in contemporanea e li ripropone in un ordine cronologico-circolare non è una grande novità nel mondo di celluloide (per fare un esempio vicino mi viene in mente Polytechnique, 2009), è però giusto per il sottoscritto far notare di come le tre visioni NON siano una semplicistica riduzione di tre storie raccontate da tre angolazioni differenti accomunate da piccoli e insignificanti particolari, poiché si ha:

1) Una donna che tradisce il marito --> Primo passo per l’incrinazione del rapporto.

2) Una donna che scopre il tradimento --> Secondo passo per la distruzione del rapporto.

3) Una donna che rifiuta il marito --> Terzo passo per la negazione definitiva del rapporto.

A prescindere dal sesso dei personaggi coinvolti, la storia solo esteriormente spezzettata risulta a livello concettuale intrinsecamente connessa e capace di dare vita ad un unicum narrante nient’altro che d’una spasmodica ricerca, austriacamente filtrata, di formare quello che Platone definì un tutto, come piccoli satelliti che ruotano intorno ad una gigantesca ed incomprensibile stella: l’amore.

5 commenti:

  1. interessante! Ma l'attrice è la madre della ragazza con la carrozzina di Lourdes, espressivissima.

    RispondiElimina
  2. ennesimo film da cercare..ciao amico

    RispondiElimina
  3. Ah sì vero J., tale Petra Morzé, non l'avevo riconosciuta!

    Ciao brazzzzz!!

    RispondiElimina
  4. Revanche mi è piaciuto moltissimo. questo ce l'ho in lista da tanto di quel tempo... ora ho un'incentivo in più per vederlo :)

    RispondiElimina
  5. Ecco, per me vale esattamente il discorso inverso :D

    RispondiElimina