Caruccia pellicola del 2000 diretta dall’attrice-regista georgiana Nana Džordžadze che sviluppa una leggera commedia sentimentale all’interno di un incantevole paesino est europeo dove gli echi di un regime oppressivo si ripercuotono ancora sugli abitanti.
È il triangolo amoroso fra la lolita Sybilla, il coetaneo Mickey e l’amore non corrisposto (o forse sì?) della ragazzina verso Alexander, il padre del suo amico, a tenere banco. Il contorno di questo gradevole piatto è costituito dalle vicissitudini dei compaesani; il leit-motiv sembra essere quello della mancanza di una morale di fondo che fa compiere azioni sessualmente esecrabili più o meno a tutti. Difatti la visione di un film come Emanuelle viene vissuta come un evento rivoluzionario che infervorerà di brutto gli ormoni dei cittadini.
L’atmosfera è addolcita dalla lievità del racconto, per cui i continui tradimenti di Veronica sono piacevoli da vedere per le conseguenti scenate di dinamitarda gelosia del marito tenente. Non c’è quindi l’intenzione di stigmatizzare alcun comportamento poiché il film è attraversato da una corrente di allegria che dribbla la rappresentazione realistica per instradarsi nel grottesco.
La protagonista Sybilla, contesa tra due fuochi come due sono state le eclissi che segnano l’estate della vicenda, è forse il personaggio meno divertente. Inevitabile, probabilmente. Si tratta di semplice esigenza a livello strutturale (almeno credo), perché modellare la stella del film al pari delle altre figure in scena comporterebbe un allineamento troppo vistoso per l’asse portante dell’opera. Ne consegue però un sentimento di scarsa empatia nei confronti della saccentissima Sybilla tutta citazioni colte e predittrice di piccole sfortune quotidiane.
Punta di apprezzabile lirismo: il vecchio capitano che cerca il mare con la sua vecchia, ma fedele, bagnarola arrugginita. Poetica la fotografia curata dal veterano Phedon Papamichael con le musiche delicate di Goran Bregović.
Un film bellino, vellutato, che racconta degli amori di un’estate, e che proprio in una sera come questa può far passare un’oretta e mezza di serenità.
È il triangolo amoroso fra la lolita Sybilla, il coetaneo Mickey e l’amore non corrisposto (o forse sì?) della ragazzina verso Alexander, il padre del suo amico, a tenere banco. Il contorno di questo gradevole piatto è costituito dalle vicissitudini dei compaesani; il leit-motiv sembra essere quello della mancanza di una morale di fondo che fa compiere azioni sessualmente esecrabili più o meno a tutti. Difatti la visione di un film come Emanuelle viene vissuta come un evento rivoluzionario che infervorerà di brutto gli ormoni dei cittadini.
L’atmosfera è addolcita dalla lievità del racconto, per cui i continui tradimenti di Veronica sono piacevoli da vedere per le conseguenti scenate di dinamitarda gelosia del marito tenente. Non c’è quindi l’intenzione di stigmatizzare alcun comportamento poiché il film è attraversato da una corrente di allegria che dribbla la rappresentazione realistica per instradarsi nel grottesco.
La protagonista Sybilla, contesa tra due fuochi come due sono state le eclissi che segnano l’estate della vicenda, è forse il personaggio meno divertente. Inevitabile, probabilmente. Si tratta di semplice esigenza a livello strutturale (almeno credo), perché modellare la stella del film al pari delle altre figure in scena comporterebbe un allineamento troppo vistoso per l’asse portante dell’opera. Ne consegue però un sentimento di scarsa empatia nei confronti della saccentissima Sybilla tutta citazioni colte e predittrice di piccole sfortune quotidiane.
Punta di apprezzabile lirismo: il vecchio capitano che cerca il mare con la sua vecchia, ma fedele, bagnarola arrugginita. Poetica la fotografia curata dal veterano Phedon Papamichael con le musiche delicate di Goran Bregović.
Un film bellino, vellutato, che racconta degli amori di un’estate, e che proprio in una sera come questa può far passare un’oretta e mezza di serenità.
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