Uscita da una clinica psichiatrica, Lee (Maggie Gyllenhaal già vista in Donnie Darko), autolesionista nonché aspirante suicida, si iscrive ad un corso per dattilografe che porta a termine con pieni voti, decide così di offrirsi ad uno studio legale in cerca di una segretaria.
Il titolare, l’avvocato Grey (James Spader, il professore di Stargate), sembra un tipo a posto, incravattato e maniaco del lavoro. Ma quando Lee commette degli errori di ortografia, l’avvocato la sculaccia per bene, ed inizia così un rapporto sadomasochistico tra i due che si conclude quando latenti sensi di colpa da parte di Grey emergono in superficie. Lee tenta inutilmente di aumentare il carico degli errori ma senza risultato, se non quello di venire licenziata. A pochi giorni dal suo matrimonio con uno psicopatico, la ragazza innamorata dell’avvocato torna nello studio legale e si ancora alla scrivania per alcuni giorni senza mangiare né bere. Grey dopo una decisione sofferta torna da Lee e trionfa l’amore. Vincitore di un premio speciale al Sundance Festival del 2002 (la kermesse del cinema indipendente americano per antonomasia), Secretary è diretto da Steven Shainberg, amante di Lynch, non per niente le musiche sono di Angelo Badalamenti e la storia morbosa tra i protagonisti ha un qualcosa di Velluto blu, e regista di numerosi spot e videoclip.
Spicca l’atmosfera davvero particolare che cala il film in un territorio ibrido, non è propriamente una commedia ma neanche un drammone, c’è un po’ di una e un po’ dell’altro, sembra un classico film sentimentale d’oltreoceano che devia però dalla routine per infilarsi nei labirinti mentali dell’uomo. Oddio, non è che l’introspezione psicologica dei personaggi sia granché approfondita, ne salta fuori che Lee ha questi disturbi perché il padre è un alcolizzato e la madre è iper protettiva, non proprio il massimo dell’originalità, però è credibile perché la pellicola ha un tono leggero e scanzonato, anche se a controbilanciare ci sono momenti di relativa violenza non proprio leggerini. Commedia e dramma, appunto.
A dispetto di una trama da film BDSM (il “collare” che indossa la Gyllenhaal stuzzicherà non poco gli amanti del genere) che potrebbe solleticare i vostri istinti sessuali, il film è più pudico di un qualunque programma televisivo. L’erotismo gioca più sul piano psicologico che su quello pratico. Certo è un erotismo fuori dalle convenzioni, ma tant’è questo rapporto di dominazione/sottomissione oltre a dare piacere fisico riesce a costruire un rapporto interpersonale fra due persone fondamentalmente sole e fragili. Non credo che lo scopo del regista sia stato quello di lodare il sadismo come panacea per i mali dell’essere, piuttosto gli preme sottolineare come abbattendo i muri dell’apatia (avvocato) e della “paura di vivere” (Lee), ci si possa sentire meno soli.
Peccato che il finale zuccheroso abbassi, almeno per me, leggermente il giudizio finale. Avrei preferito qualcosa di più incisivo, un bel finale cattivo da amaro in bocca ci poteva stare, invece si assiste ad un happy end degno di Pretty woman, difetto, questo, che per molti potrebbe essere senza dubbio un pregio, ma per me no, sarà che un lieto fine nella vita reale non riesco proprio a concepirlo, e quindi neanche in un film.
Maggie Gyllenhaal è bravissima, recita sul filo della pazzia risultando credibile ed adorabile. E poi è proprio bella, ma non una di quelle bellezze appariscenti, piuttosto la classica ragazza che vedi tutti i giorni e che ti accorgi di lei quando ormai è troppo tardi. Anche James Spader se la cava alla grande, non nuovo a questi ruoli, guardatevi Crash di Cronenberg, ha uno sguardo strano, misterioso, azzeccato per questo personaggio.
Buttateci un occhio, potrebbe essere una visione alternativa per il mainstreamers, ed un buon passatempo per lo spettatore più esigente.
Spicca l’atmosfera davvero particolare che cala il film in un territorio ibrido, non è propriamente una commedia ma neanche un drammone, c’è un po’ di una e un po’ dell’altro, sembra un classico film sentimentale d’oltreoceano che devia però dalla routine per infilarsi nei labirinti mentali dell’uomo. Oddio, non è che l’introspezione psicologica dei personaggi sia granché approfondita, ne salta fuori che Lee ha questi disturbi perché il padre è un alcolizzato e la madre è iper protettiva, non proprio il massimo dell’originalità, però è credibile perché la pellicola ha un tono leggero e scanzonato, anche se a controbilanciare ci sono momenti di relativa violenza non proprio leggerini. Commedia e dramma, appunto.
A dispetto di una trama da film BDSM (il “collare” che indossa la Gyllenhaal stuzzicherà non poco gli amanti del genere) che potrebbe solleticare i vostri istinti sessuali, il film è più pudico di un qualunque programma televisivo. L’erotismo gioca più sul piano psicologico che su quello pratico. Certo è un erotismo fuori dalle convenzioni, ma tant’è questo rapporto di dominazione/sottomissione oltre a dare piacere fisico riesce a costruire un rapporto interpersonale fra due persone fondamentalmente sole e fragili. Non credo che lo scopo del regista sia stato quello di lodare il sadismo come panacea per i mali dell’essere, piuttosto gli preme sottolineare come abbattendo i muri dell’apatia (avvocato) e della “paura di vivere” (Lee), ci si possa sentire meno soli.
Peccato che il finale zuccheroso abbassi, almeno per me, leggermente il giudizio finale. Avrei preferito qualcosa di più incisivo, un bel finale cattivo da amaro in bocca ci poteva stare, invece si assiste ad un happy end degno di Pretty woman, difetto, questo, che per molti potrebbe essere senza dubbio un pregio, ma per me no, sarà che un lieto fine nella vita reale non riesco proprio a concepirlo, e quindi neanche in un film.
Maggie Gyllenhaal è bravissima, recita sul filo della pazzia risultando credibile ed adorabile. E poi è proprio bella, ma non una di quelle bellezze appariscenti, piuttosto la classica ragazza che vedi tutti i giorni e che ti accorgi di lei quando ormai è troppo tardi. Anche James Spader se la cava alla grande, non nuovo a questi ruoli, guardatevi Crash di Cronenberg, ha uno sguardo strano, misterioso, azzeccato per questo personaggio.
Buttateci un occhio, potrebbe essere una visione alternativa per il mainstreamers, ed un buon passatempo per lo spettatore più esigente.
lo vidi anch'io sto film, e concordo con te: curioso e a tratti interessante, ma con un lieto fine che da un lato ci sta ma proprio in quanto lieto fine stona, in un film così
RispondiEliminaA me è piaciuto, secondo me sono la coppia perfetta, lui sadico, lei masochista, due personalità fuori dagli schemi oltre che sopra le righe, inoltre il film è una satira velata sulle molestie sessuali sul posto di lavoro, Maggie è brava e cmq a me il finale è piaciuto ^^
RispondiEliminaLe molestie sessuali sul lavoro non sono rilevanti non è di quello che si tratta. Importante è la dinamiche si instaura tra i due personaggi, potrebbe essere successo in qualsiasi altro ambiente.
EliminaProbabilmente hai una dose di romanticismo superiore alla mia :p
RispondiEliminaio non capisco perché Lee (verso la fine del film) mette un insetto morto sopra il letto.. qualcuno me lo potrebbe spiegare??:) cmq bel film...
RispondiEliminaPer avere un pretesto per essere certamente punita.......sicuramente lo sarà
EliminaHo visto che lo davano ieri sera in tv, bel ripescaggio LeLe! Ma al tuo quesito non saprei rispondere!
RispondiEliminagodibilissimo sì. alcune ambientazioni stuzzicano e quel collare... mica male.
RispondiEliminae poi i'm your man di leonard cohen che ascoltata così si fissa per sempre in mente.
peccato per l'happy end.
e per la frase sessista della locandina,ma per vendere si sa,questo e altro.
poteva crescere di più.
Credo che tutti vorremmo saperne di più a proposito del tuo "mica male" in merito sl collare. :)
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