Molto rapidamente: oh
impavido spettatore, se nel tuo periglioso vagabondeggiare per i mari
della cinefilia ti capitasse di incontrare Resen (2012),
ascolta me: passa pure oltre perché altrimenti ti dovresti
raffrontare con un cortometraggio impersonale che in soldoni sembra
un surrogato del cinema di Haneke (niente, quando in scena ci sono i
tormenti di una donna sessualmente repressa è immediato rivedere la
Huppert de La pianista,
2001). Già la scena di apertura nei bagni del locale trasmette
brutte sensazioni, nemmeno nei fotoromanzi la costruzione della
sequenza è così accondiscendente nei riguardi di chi assiste, per
la regista israeliana Eti Tsicko c’era la necessità di mostrare le
pedine, lui-lei-l’altra, e così ha fatto: le ha mostrate
erigendo un teatrino
sentimentale da far cadere le braccia (dài, Marina che sbuca dalla
porta del bagno, che aveva sentito tutto, proprio no...), e non paga
di tale strazio prosegue in una punteggiatura indirizzata a ribadire
la profonda mestizia in cui versa la protagonista, il suggerimento
non esiste e i fatti, per forza di cose, accadono con una rapidità
che non può che rimare con superficialità.
La
Tsicko, ad esempio, per comunicare uno stato di depressione tutta
femminile legata ad una relazione ormai ai calci di rigore piazza una
coppia affaccendata in attività amatorie in un retrobottega che
“casualmente” si trova nel raggio visivo di Marina. Da qui lo
scivolamento verso la sveltina fedifraga è più che altro una caduta
grossolana nello stravisto (dai cassetti della memoria ripesco un
altro corto, se non erro rumeno, similissimo a Dog Leash di
cui però ho scordato il nome) e nello straprevedibile (si capisce
come si svilupperà la cosa quando il ragazzo porta la spesa alla
donna), poi una spruzzata di dramma interiore con visione del padre
malato conduce al finale in linea con ciò che l’ha preceduto, a
prescindere dall’atto violento in sé è una conclusione banale che
può far leva soltanto su uno shock epidermico: atto vendicativo (il
marito sembra avere a cuore il cane)?, furiosa catarsi (se osserviamo
l’animale interrompe la masturbazione di Marina dentro la vasca)?;
mah!, data anche l’esiguità tecnica del film ragionare anche un
minuto in più su quesiti del genere è, in definitiva, sprecare la
propria vita.
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