sabato 27 giugno 2020

Dog Leash

Molto rapidamente: oh impavido spettatore, se nel tuo periglioso vagabondeggiare per i mari della cinefilia ti capitasse di incontrare Resen (2012), ascolta me: passa pure oltre perché altrimenti ti dovresti raffrontare con un cortometraggio impersonale che in soldoni sembra un surrogato del cinema di Haneke (niente, quando in scena ci sono i tormenti di una donna sessualmente repressa è immediato rivedere la Huppert de La pianista, 2001). Già la scena di apertura nei bagni del locale trasmette brutte sensazioni, nemmeno nei fotoromanzi la costruzione della sequenza è così accondiscendente nei riguardi di chi assiste, per la regista israeliana Eti Tsicko c’era la necessità di mostrare le pedine, lui-lei-l’altra, e così ha fatto: le ha mostrate erigendo un teatrino sentimentale da far cadere le braccia (dài, Marina che sbuca dalla porta del bagno, che aveva sentito tutto, proprio no...), e non paga di tale strazio prosegue in una punteggiatura indirizzata a ribadire la profonda mestizia in cui versa la protagonista, il suggerimento non esiste e i fatti, per forza di cose, accadono con una rapidità che non può che rimare con superficialità.

La Tsicko, ad esempio, per comunicare uno stato di depressione tutta femminile legata ad una relazione ormai ai calci di rigore piazza una coppia affaccendata in attività amatorie in un retrobottega che “casualmente” si trova nel raggio visivo di Marina. Da qui lo scivolamento verso la sveltina fedifraga è più che altro una caduta grossolana nello stravisto (dai cassetti della memoria ripesco un altro corto, se non erro rumeno, similissimo a Dog Leash di cui però ho scordato il nome) e nello straprevedibile (si capisce come si svilupperà la cosa quando il ragazzo porta la spesa alla donna), poi una spruzzata di dramma interiore con visione del padre malato conduce al finale in linea con ciò che l’ha preceduto, a prescindere dall’atto violento in sé è una conclusione banale che può far leva soltanto su uno shock epidermico: atto vendicativo (il marito sembra avere a cuore il cane)?, furiosa catarsi (se osserviamo l’animale interrompe la masturbazione di Marina dentro la vasca)?; mah!, data anche l’esiguità tecnica del film ragionare anche un minuto in più su quesiti del genere è, in definitiva, sprecare la propria vita.

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