lunedì 1 aprile 2013

Found Memories

Figlia d’arte, Júlia Murat ha tratto ispirazione per Historias que so existem quando lembradas (2011) una decina di anni fa, quando grazie ad un sopralluogo relativo alla realizzazione di un film della mamma si imbatté in un piccolo villaggio brasiliano di nome Fort Coimbra abitato esclusivamente da persone anziane. Da questo spunto la giovane regista carioca parte per tematizzare l’universale attraverso il particolare: la prima mezz’ora esplicita con fare documentaristico la routine esistenziale del paesino e di chi lo abita, i gesti si ripetono di giorno in giorno tramite un ritualismo che non conosce alterazione: dalla sveglia di buona mattina (va mirata e rimirata la fotografia al lume di lanterna in casa di Madalena) alla scrittura della lettera d’amore che ovviamente andrà a fare compagnia alle sue simili accumulatesi nel tempo; anche i rapporti umani e le parole sono cristallizzate in un loop eterno, ogni conversazione con l’amico venditore di caffè, ogni omelia del prete, ogni occasione prandiale con i compaesani non sfugge mai dalla reiterazione, dall’essere fac-simile senza alcuna discontinuità, ma di tutto ciò Madalena e soci non paiono curarsene, la bolla temporale in cui sono racchiusi li ha allontanati dalla caducità della vita (lo specchio incrostato di sporco), sono sospesi, sono in un purgatorio di infinita transizione, e una volta che Murat riuscirà a prendervi per mano (ci vorrà poco, garantito) la penetrazione in questo mondo così reale e altrettanto così surreale si profilerà come un’esperienza cinematografica maiuscola.

C’è della magia qui, c’è la capacità di far convivere un ritratto antropologico pieno di uomini e donne dai volti archetipici (quando un semplice primo piano sa dire quello che c’è da sapere) con l’incanto fiabesco, márqueziano, sottolineato da particolari che elevano il racconto come l’immagine di un treno arrugginito, oppure quella di un cimitero inaccessibile che rimarca la netta distanza con la Morte, e a ciò si lega l’elenco dei defunti sul muro della chiesa fermo dal ’76: “ci siamo dimenticati di morire”. Inevitabilmente l’introduzione di Rita nel microcosmo altera gli equilibri, la ragazza diventa una variabile incontrollabile (la danza sfrenata nel buio) dentro ad un sistema codificato, Murat mette in piedi uno scontro ancestrale tra giovinezza e vecchiaia che però non conosce collasso, al contrario si fa crasi, dolcemente, in un confronto fra alterità che con grandiosa nostalgia si infiltrano reciprocamente (d’altronde il finale suggerisce questo), trovano confidenza, sostegno, libertà (la morte a questo punto è il liberarsi dal fardello dei ricordi, mettersi a nudo), sanciscono un nuovo inizio. Le fotografie, motivo portante della pellicola, che Madalena custodisce in casa e che appartengono a gente sconosciuta, sono un mausoleo della reminescenza, custodia di una memoria collettiva, il che appaia Found Memories ad un film come Tabu (2012), due esempi di un cinema che espone la propria modernità volgendo lo sguardo verso il passato, innestandolo di soluzioni visive votate all’integrazione narrativa (qui abbiamo le visioni degli pseudo-dagherottipi di Rita) senza mai sminuire la malinconia dei tempi che furono.

Stupisce l’alta professionalità con cui Júlia Murat, classe ’79, incastona ogni sequenza nel firmamento artistico di chi, seppur senza troppa esperienza sul campo, ha già raggiunto la consapevolezza dei propri mezzi, e i risultati oltre che davanti ai nostri occhi restano impressi nelle corde interiori, quelle che sintonizzandosi sulle frequenze filmiche vibrano di pura e cristallina emozione cinefila. Per chi scrive ci troviamo di fronte ad una versione edulcorata di Japón (2002), nel senso che la prospettiva con cui si guarda alla vita e alla morte possiede una delicatezza struggente, un sapore di rasserenante mestizia, un cortocircuito affettuoso tra la Fine e il Principio per una categoria di cinema in via d’estinzione, salvaguardiamola e facciamola nostra: Historias que so existem quando lembradas è già uno dei film dell’anno.

14 commenti:

  1. Ummh, questo è qualcosa che attira parecchio! Se poi citi anche Japòn, penso proprio che sia visione da non ignorare assolutamente.

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  2. http://www.youtube.com/watch?v=jb2SFzvyZLc

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    1. A vista di trailer mi ricorda vagamente i lavori di Torres Leiva, ma sono quasi certo che quì si superi di gran lunga.
      Thanks :)

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  3. Non conosco questo Torres Leiva e quindi non saprei dirti. Il mio paragone con Japón è ingiustificato visto che il film di Reygadas è per me nell'Olimpo del cinema contemporaneo, però un po' l'ambientazione latina, un po' la tematica vita & morte me l'hanno riportato alla mente.
    Mi è piaciuto davvero tanto, l'ho trovato un film caldo, accogliente, candido, una carezza che comunque lascia il segno. Spero che chiunque legga queste righe venga invogliato a vederlo.

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    1. Il film di Leiva diciamo "più noto" è El Cielo, la Terra Y la Lluvia. Siamo in piena zona contemplative, non grandi cose, però potrebbe interessarti. Prova dare un'occhiata al trailer: https://www.youtube.com/watch?v=9GRqg91rPJk
      anche se il filmato in questione non rende giustizia.

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    2. Ho visto El Cielo,etc..scommetto che l'hai adocchiato su sto bel listone di mubi http://mubi.com/lists/contemplative-cinema-a-few-more-additions-to-the-collection
      Ci starebbe tutto un post a riguardo su questo blog...Eraserhead sa fiutare bene la lentezza e il vuoto estatico di certo cinema... ;)

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    3. E' vero, ma anche da questa: http://mubi.com/lists/contemplative-cinema-starter-pack. E comunque di liste succulente c'è ne sono a bizzeffe. Mubi è una fonte inesaurubile, una vera e propria miniera dalla quale traggo sempre con molta soddisfazione.

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    4. Si bhe in questa ci sono più "classiconi"...nella lista contemplative (e non solo) c'è un casino di roba passata per festival vari che non si reperisce manco per il cazzo :(

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    5. Mai scoraggiarsi, tutto si trova prima o poi :)

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  4. Il nome mi giunge completamente nuovo, lo metto in conto sperando di riuscire a trovargli spazio nella marea di cinema che c'è da fronteggiare. Con poco tempo a disposizione, aggiungo.
    E ora fatemi spulciare 'sto listone.

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    1. Però! C'è roba interessante. Anticipo che: Nosto: Il ritorno, The Robber, Carcasses (insieme a molto del bravo Côté) arriveranno anche da queste parti, prima o poi.
      Grazie per il listone rombro, i listoni sono sempre arricchenti.

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  5. Sottotitoli in italiano non se ne trovano, vero?

    Sigh...speravo proprio di vederlo questo film.

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  6. Non ci sono moltissimi dialoghi, potresti tentare quelli in inglese.

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