lunedì 15 aprile 2013

L'homme sans tête

Stanco già dopo pochi minuti di proiezione (la costruzione grafica degli ambienti esterni non rappresenta di certo una novità), al corto di Solanas servirebbero dei defibrillatori per giungere alla sua conclusione, ma di scariche non ce ne sono ed anche se al contrario ci fossero è difficile pensare ad un risveglio dal coma. Allora non c’è altra soluzione che la passività, il subire un’espressione che si gioca tutte le carte praticamente già dal titolo: L’uomo senza testa è per l’appunto tale, e appena impostate le cose (il sottofondo sentimentale), il prosieguo diventa chiaro nell’immediato, bolso, telefonato: è insufficiente, per chi scrive, la presunta emozione nel vedere assurgere la gestualità a mimica facciale e/o comunicazione verbale perché a monte c’è un problema insormontabile, non esiste alcun codice tra emittente e ricevente, il protagonista acefalo non ha alcunché di attraente da dire, da comunicare, se non una modesta sintesi di quanto accadrebbe in una soap opera di basso rango, sempre ammesso che ne esistano di alto.

Proseguendo si scopre che i balbettamenti non riguardano soltanto la figura principale, ma, allargando il quadro di interesse, anche il regista franco-argentino che non osa neanche un briciolo, un guizzo, uno spunto che vada oltre la deteriorata morale di fondo, mantra plastificato dalla massa e dal luogo comune: “sii sempre te stesso, soprattutto in amore”, proverbiale consiglio che se ostentato in tale modo all’interno di un film finisce per desertificare il medesimo, prosciugarlo di quegli effetti che fanno del cinema un mezzo per suscitare quanto di buono c’è ancora dentro di noi; qui, nonostante la messa in scena e qualche angolazione azzeccata, il banale regna, l’amore si liofilizza, il romanticismo si appaia a quello delle scatole di cioccolatini, e chi accusa di più il colpo è la settima arte che diventa un vuoto pneumatico nel quale rimbomba un’eco: guardate un annodatore di palloncini, sarà più gratificante.
Insieme a Ver llover (2006) L’homme sans tête (2003) rappresenta uno degli abbagli più grossi da parte della giuria di Cannes.   

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