lunedì 14 marzo 2016

Slobodan pad

Nikola decide di lanciarsi col paracadute da un piccolo aereo, durante la caduta accade un evento particolare.

Tale evento non brilla di originalità: trattasi infatti della tipica rivisitazione esistenziale del predestinato ad una possibile quanto incombente morte. Ci sono le istanze più pronosticabili: flash famigliari, lavorativi, sentimentali, e così via. Il regista serbo Vladimir Djukelic, al tempo ventiduenne visto che Slobodan pad è datato 2004, si cimenta in un metodo di trasmissione che perlomeno insaporisce le argomentazioni esposte; ciò che vediamo dal momento in cui Nikola si getta dal velivolo è un frenetico collage di analessi dove la mdp si predispone in una continua soggettiva che ha il compito di impersonificare il protagonista stesso al quale le persone che popolano la sua vita si rivolgono, non solo: perché alternati a questi mix di ricordi Djukelic posiziona una sorta di concilio separato dal flusso di reminescenza che si colloca in una dimensione a parte dove si intuisce senza che venga esplicitato a chiare lettere di come la contrattazione tra questi individui e Nikola infici la possibilità che quest’ultimo apra o meno il paracadute. Nel suo tourbillon evocativo il ragazzo non risparmia pensieri personali che mettono in luce un’indolenza verso il mondo e che in fondo in fondo sono il succo del corto: per lui suo padre è una falsa figura autoritaria e la psicoterapeuta viene semplicemente bollata come una stupida, questo ed altro rivelano un’avversione verso di sé che delinea uno stato di abbattimento e di disprezzo nei confronti di… tutto, il che pone Nikola di fronte ad un bivio non da poco.

Se quanto detto vi pare interessante sappiate inoltre che il film si assembla in un montaggio a tratti forsennato non privo di un retaggio d’altro cinema (la pupilla che rapidamente si dilata e la carrellata di immagini sequenziali ricordano Requiem for a Dream, 2000), in aggiunta si avvicendano brevi sequenze di vecchi film o cartoni animati con filmati d’archivio di gente che cammina per strada. Manca un po’ di professionalità e si sente, certe soluzioni però non sono completamente da disdegnare, alla fine l’unica affermazione insindacabile è relativa alla locandina: la parte più riuscita del prodotto che fa il suo dovere, ovvero abbindolare gli allocchi come il sottoscritto.

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