Girotondo, giro attorno al mondo (1998) ha gettato le basi per l’edificazione di un modello di
cinema (italiano) che non conosce compromessi, o tutto (tutto, fino
all’escatologia) o niente (niente, la vacuità del vuoto), bianco o
nero, come la fotografia del tunisino Tarek Ben Abdallah di questo
Beket (2008), film che vede il ritorno al lungometraggio di Manuli
dopo dieci anni e che prosegue il filo del grottesco iniziato con
l’opera prima senza concedere alcunché allo spettatore: due
uomini, Freak e Jajà, un luogo di frontiera (una Sardegna riarsa),
la ricerca di (un) dio, delle maschere lungo il cammino; Beket è
tutto qui, pellicola poverissima dal punto di vista della produzione
ma preziosa per il suo essere così sotterranea, orgogliosamente
altra, un’apparizione su celluloide che appallottola le
logiche tramiche per cestinarle seduta stante (l’autobus sospeso a
mezz’aria) e proseguire attraverso quadri statici, insensati
(eppure dietro ad ogni linea di dialogo, anche la più strampalata,
la percezione è che quello di Manuli non sia affatto uno
scarabocchio ma un disegno mirato ad esacerbare la miseria
dell’esistenza) ed episodici con situazioni anche sconnesse dall’invisibile racconto principale (si vedano le parentesi con l’Adamo
dj e l’Eva lesbica).
Ne esce fuori un atlante di autoironica
desolazione, Manuli inventa (ma anche ricicla e cita) un cinema
d’epica slavata, che si burla dei Santi (non per niente il titolo è
una sgrammaticatura) e dei poveracci in terra, ritraendoli nel loro
errare inconsapevole di essere loop senza uscita di sicurezza,
due ladroni condannati ad essere crocefissi per l’eternità.
stasera ho visto "la leggenda di Kaspar Hauser".
RispondiEliminamerita!
Lo danno anche a Torino dal 13 al 20 giugno..dopo Girotondo e Beket, magari un pensierino ce lo faccio...
EliminaMa in sala?
RispondiEliminal'ho visto presentato dal regista e da Kaspar, stasera sono al Ciak a Roma, dal 13 esce nei cinema, pochi immagino, ma nei cinema.
RispondiEliminaSe sarà nelle mie possibilità non mancherò di vederlo.
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