Soffice soffice, questo Badpakje 46 (2010) si leva da ogni responsabilità etico-artistica: viene raccontato di Chantal e del suo peso, un peso strettamente personale: i chili di troppo. Il regista Wannes Destoop non osa in praticamente nessuno dei campi che ha a disposizione sicché la forma non si segnala per guizzi straordinari ed anche il contenuto ricopia l’andazzo; anzi è proprio qui che il film esibisce delle lacune a cui non riesce ovviare: ci riferiamo obbligatoriamente a passaggi allineati al tenore di mille altri racconti simili, nell’ordine: le angherie dei più grandi, la madre non proprio amorevole, il fratello che la disconosce come sorella ma non come cicciona, i complessi davanti al proprio riflesso. Tutti elementi arcinoti di un quadro generale che già a monte non si pone l’obiettivo di esprimere novità, e, questione ancora più importante, nemmeno di r-innovare il già visto.
Ma a differenza, per esempio, di un Ver llover (2006) con il quale condivide la stessa vetrina (Cannes), un simile premio (Giuria contro Palma) e una medesima impostazione derivativa, il corto belga riesce nel suo piccolo ad irrobustire il modesto intreccio occupandosi del sogno della protagonista. Niente di sconvolgente perché far confluire verso gli occhi di chi guarda il contrasto obesità/leggerezza è un atto lampante, tuttavia la costruzione di alcune dinamiche (tipo la ragazzina che arriva a rubare i soldi alla mamma) pur girando al minimo edificano un briciolo di aspettative che confluiscono in un non-finale timidamente coraggioso: non si saprà se Chantal vincerà la gara, eppure il solo vedere che comunque l’ha iniziata, anche con i vecchi occhialetti, trasmette un sottile conforto.
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