Ennesimo gioiello custodito in quel prezioso scrigno che risponde al nome di National Film Board.
Traendo graficamente linfa da un capolavoro totale come Maus di Spiegelman (anche qui sul corpo umano è piazzata una testa animale), la coppia Forbis-Tilby imbastisce il proprio corto partendo dalla forma che di certo non è mansueta: tremola, schizza, sborda e sbrodola, c’è una sferzante sensazione di vertigine che trascina in questo spaccato quotidiano, “normalissima” cronaca di un giorno qualunque che, sotto la lente delle animatrici, assume significati pressoché universali. La sensazione è che pur trattandosi di un corto della durata di pochi minuti, ed anche se di primo acchito alcune situazioni possono indurre alla leggerezza (la scrofa che sbuccia le patate), si evince che per parlare con pertinenza di vita & morte non c’è bisogno di enormi sforzi produttivi, in un caso come questo l’abbattimento dialogico diventa la migliore delle sintesi possibili al pari del vento estroso che scuote l’intero film: i significati colano giù dalla potenza dell’immagine e almeno per il sottoscritto va benissimo così.
L’estetica si profila come la chiave per accedere al cuore dell’opera, si parla qui di un’apprezzata scorciatoia che arriva sparata come una freccia, ne vale come esempio principe il flashback centrale del gallo, una di quelle sequenze che qualunque organo narrativo ha proposto e proporrà in lungo e in largo ma che qui acquista cifre d’intensità geniale (o viceversa) suggellate dalla tagliente istantanea dell’uovo. Profonda, incantevole e azzeccata l’allegoria del fato traslato nei labirinti delle condutture, idriche ed elettriche, che come i fili di una ragnatela cingono il vivere sia del vicino di sopra, di quello sotto, di un fruttivendolo, di un autista, che di un limone.
Palma d’Oro nel ‘99 a Cannes e nomination all’Oscar l’anno seguente; qui il riconoscimento andrà a Il vecchio e il mare (1999), ma sebbene abbagliante, il lavoro di Petrov non può che guardare dal basso verso l’alto When the Day Breaks. Parere personale, ovviamente.
Sono totalmente d'accordo. Avrebbe meritato l'Oscar. I lavori di Petrov sono sì affascinanti e poetici, ma non brillano per originalità.
RispondiEliminaQuesto corto è davvero un capolavoro.
Vorrei vedere film così ogni santo giorno.
RispondiEliminaconcordo..le tubature dell'acqua e le trame di rame elettriche come nervature del nostro "condominio di carne".
RispondiEliminaeppoi la versione della zuppa di latte con bucce di patate al posto dei nostri cornflakes mi ha fatto tanto bene.troppo breve.
Visto. Veramente concreto ed appassionante! Io l'ho inteso così: mostra uno spaccato di vita quotidiana da metropoli la cui società è sempre più individualista, per cui si svolgono cose davvero monotone e insensate (latte con bucce di patate), e la morte di un altro individuo tocca solo minimamente le nostre vite, per poi tornare a vivere come se nulla fosse successo, cercando di vedere positivo (viene riaperta la tendina della finestra e si intravede il sole). Eppure, nonostante viviamo così spensieratamente le nostre eogistiche vite, queste sono intrecciate col nostro vicino più "vicino" ma anche col completo sconosciuto (gallo), per cui una semplice mossa (come lo scontrarsi all'entrata di un negozio) può essere così intrecciante da divenire fatale. Per cui, per me, il corto mostra una società attuale individualista ma allo stesso tempo fortemente interrelata, in cui ognuno vive in comunicazione diretta con l'altro senza neppure accorgersene.
RispondiEliminae perché no Orazio? :). Il punto è che a prescindere dalla validità di ogni interpretazione, l'aspetto positivo si situa nel fatto che un film di appena 9 minuti (un "cartone animato") induce alla decodificazione, dimostrando dunque uno spessore da far invidia a lavori ben più robusti di lui.
RispondiElimina