Potremmo dirgliene quattro a questo regista norvegese di nome André Øvredal partendo dal fatto che suggerire smaccatamente la veridicità di un mockumentary con le solite frasi “… abbiamo ritrovato questo filmato… gli autori del video sono scomparsi nel nulla…” può provocare l’effetto inverso, ovvero una sensazione di estesa impossibilità del reale – ricordate Il quarto tipo (2009), beh spero di no! –, potremmo dirgli inoltre che nel girare un falso documentario si va incontro a situazioni in cui lo spettatore deve ricorrere ad una sospensione dell’incredulità per convincersi che di fronte a situazioni di estremo pericolo un eroico cameraman tenga sempre e comunque l’attrezzo accesso e che una bella microfonista brandisca anche quando se la dà a gambe l’asta del microfono, potremmo fargli notare poi che alcuni snodi narrativi risultano parecchio artefatti, come credere che l’unico cacciatore di troll in tutto il paese accetti di essere seguito da 3 sbarbatelli? No, dài, l’insoddisfazione lavorativa di Hans non mi sembra un buon motivo anche se sarebbe piuttosto divertente (terreno fertile per i sindacati, in fondo), che dire poi dell’entrata nella miniera che appare come la mossa più sbagliata da fare in un luogo calpestato da ottusi giganti che non possono stare al sole?, potremmo infine suggerirgli che alcuni particolari ad un’analisi coerente non funzionano granché, tipo che una volta pietrificati le macerie dei troll non passerebbero proprio inosservate, cosiccome alla base di tutto può sorgere l’interrogativo: ma un mostro alto 50-100 metri dove accidenti può rifugiarsi di giorno?
Certo, potremmo puntare più volte l’indice nei confronti dell’opera di Øvredal, tuttavia si tratta di questioni lanacaprinesche sulle quali si deve soprassedere perché, cazzo!, questo film ci mostra dei troll grandi quanto palazzi, troll brutti e puzzolenti, troll che mangiano pecore, troll che sgranocchiano esseri umani, troll che distruggono, dormono e scoreggiano… in una parola: una figata! Grazie ad una mission più leggera e scanzonata rispetto ad altri docu-fake a loro modo comunque meritevoli (mi riferisco a streghe nel bosco e simil-zombi spagnoli), The Troll Hunter (2010) conquista con facilità irrisoria l’attenzione di chi guarda grazie all’oggetto preso in esame che gira al largo del classico bestiario fantastico, soprattutto per noi popolazioni latine, suscitando curiosità verso questi Gremlins troppo cresciuti e riducendoci a bambini che vogliono sapere appesi alle labbra di un cantastorie armato di cannone fotonico Ghostbusters-style, come nelle favole: e poi che succede? E poi, e poi?. E questo cantore è tratteggiato nel modo migliore, duro e silenzioso – ricordate il James Wood di Vampires (1998), beh spero di sì! –, un uomo ubicato nel luogo giusto alla circostanza adeguata ma scevro di supereroismi a stelle e strisce, insomma: un grande, d’altronde come definire un tizio così che per attirare uno dei bruti spara dall’altoparlante della sua jeep canzoni religiose, perché, va ricordato, i troll fiutano l’odore di chi crede in Dio (genialata)?
Personaggio azzeccato in pieno dunque, ed anche il contenitore mockumentary, a conti fatti, appare soddisfacente per la capacità che ha di non esplicitare troppo i contenuti e per offrire scampoli di leggera tensione quando le riprese si fanno concitate.
E poi c’è da sottolineare che le ambientazioni sono davvero da favola (il tutto è stato girato tra i fiordi disseminati sul versante atlantico della Norvegia) grazie a scenari incontaminati di cristallina bellezza che hanno messo a dura prova gli attori a causa del rigido clima.
All’insegna della doppia D: difettoso e divertente, ma è convinzione di chi scrive che alla fine prevarrà la seconda caratteristica, e tanto.
Certo, potremmo puntare più volte l’indice nei confronti dell’opera di Øvredal, tuttavia si tratta di questioni lanacaprinesche sulle quali si deve soprassedere perché, cazzo!, questo film ci mostra dei troll grandi quanto palazzi, troll brutti e puzzolenti, troll che mangiano pecore, troll che sgranocchiano esseri umani, troll che distruggono, dormono e scoreggiano… in una parola: una figata! Grazie ad una mission più leggera e scanzonata rispetto ad altri docu-fake a loro modo comunque meritevoli (mi riferisco a streghe nel bosco e simil-zombi spagnoli), The Troll Hunter (2010) conquista con facilità irrisoria l’attenzione di chi guarda grazie all’oggetto preso in esame che gira al largo del classico bestiario fantastico, soprattutto per noi popolazioni latine, suscitando curiosità verso questi Gremlins troppo cresciuti e riducendoci a bambini che vogliono sapere appesi alle labbra di un cantastorie armato di cannone fotonico Ghostbusters-style, come nelle favole: e poi che succede? E poi, e poi?. E questo cantore è tratteggiato nel modo migliore, duro e silenzioso – ricordate il James Wood di Vampires (1998), beh spero di sì! –, un uomo ubicato nel luogo giusto alla circostanza adeguata ma scevro di supereroismi a stelle e strisce, insomma: un grande, d’altronde come definire un tizio così che per attirare uno dei bruti spara dall’altoparlante della sua jeep canzoni religiose, perché, va ricordato, i troll fiutano l’odore di chi crede in Dio (genialata)?
Personaggio azzeccato in pieno dunque, ed anche il contenitore mockumentary, a conti fatti, appare soddisfacente per la capacità che ha di non esplicitare troppo i contenuti e per offrire scampoli di leggera tensione quando le riprese si fanno concitate.
E poi c’è da sottolineare che le ambientazioni sono davvero da favola (il tutto è stato girato tra i fiordi disseminati sul versante atlantico della Norvegia) grazie a scenari incontaminati di cristallina bellezza che hanno messo a dura prova gli attori a causa del rigido clima.
All’insegna della doppia D: difettoso e divertente, ma è convinzione di chi scrive che alla fine prevarrà la seconda caratteristica, e tanto.
Ne avevo già sentito parlare, in giro, dopo la tua recensione sicuramente mi cimenterò nella visione.
RispondiEliminaMi hai molto incuriosito, con i gremlins troppo cresciuti!
fiordi e doppia D: un consiglio da seguire! :)
RispondiEliminaciao
film norvegese con troll giganti?
RispondiEliminadirei che ce n'è abbastanza per essere come minimo curiosi...
ti leggo con interesse da diverso tempo e ti faccio i complimenti per quello che scrivi... ora mi hai davvero incuriosito con questi trolloni giganti.Si reperisce nei soliti modi fluviali?
RispondiEliminaCerto bradipo, la reperibilità è altissima e in ottima qualità.
RispondiEliminaPer tutti gli altri guardatelo e passarete bene un'oretta e mezza. :)
grazie per la segnalazione, pistolino. recupero il prima possibile
RispondiEliminaquello di prima non sono io, naturalmente, prosegue il tentativo d'imitazione, neanche fossi la settimana enigmistica...
RispondiEliminaEhehe l'avevo capito. Non ti preoccupare, pensa che nel mio caso un tizio americano c'ha fatto un film col mio nome, pfui... che tempi!
RispondiEliminaEraser non mi cadere sulla grammatica, si scrive "ci ha" non "c'ha". Comunque decisamente divertente e scorrevole questo The Troll Hunter. Sbaglio o in miniera si intravede Calderoli intento a... semplificare?
RispondiEliminaLo so Count, tranquillo, è che mi piace un sacco il suono che ha "c'ha", lo trovo squisitamente ignorante, grezzo e anticonvenzionale per la lingua scritta da non poterlo non scrivere :)
RispondiEliminaNon sbagli comunque, in un anfratto si poteva anche scorgere Borghezio in atteggiamenti di celodurismo col senatur.
grazie per la recensione
RispondiEliminaho scoperto un capolavoro di film, ma sono di parte: adoro il filone "giovani ragazzi con la telecamera in spalla che alla fine crepano (o forse no)"
Peccato che abbiano rovinato il fattore sorpresa del TROLL GIGANTE spiattellandolo sulla locandina. Avrebbero dovuto tenerlo come colpo di scena.
Ma sì infatti 'sta spoilerata del troll potevano evitarsela, si perde un po' di sana curiosità, e anche il divertimento sarebbe sato più robusto! Vabbè.
RispondiEliminaRecensione perfetta!
RispondiEliminaHai elencato perfettamente pregi e difetti, io ho voluto glissare un pò sui primi perchè il film è così onesto, genuino, divertente e originale che fargli le pulci non mi andava.
Avrò forse alzato un pò troppo il voto ma i film unici nel proprio genere vanno premiati più di quanto effettivamente meritano.
Ciao!
Più film così e saremmo più felici :)
RispondiEliminaCi metterei una sola D, anzi una C: una cacata allucinante!
RispondiEliminaCINEMAeVIAGGI
Io una N,D: no, dài.
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