sabato 8 gennaio 2011

Solo

26 minuti girati nel 1980 come secondo cortometraggio della carriera che segnano anche il suo diploma, 26 minuti che ritagliano uno spazio nei bombardamenti su Leningrado da parte dei nazisti, 26 minuti in cui Lopušanskij racconta di un’orchestra decisa a suonare ostinatamente Čajkovskij, 26 minuti dove il solista di questa orchestra si muove in un ambiente innevato che solo apparentemente è in grado di ovattare la paura. Le bombe non si vedono ma si sentono, la guerra non si vede ma traspare dagli sguardi delle persone; Hitler è una voce lontana eppure così
potente. Un manipolo di uomini in un più nero che bianco “affila” gli strumenti e inizia a suonare.

Silenzio.

Come si diceva in Dead Man’s Letters (1986) l’uomo che cammina è portatore di speranza, anche l’arte lo è. E quindi anche il cinema.

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