domenica 18 dicembre 2016

Nude Area

Sono molte, ma davvero molte, le perplessità generatesi dalla visione di Nude Area (2014), terzo lungometraggio per Urszula Antoniak nel giro di un lustro con ripresa della struttura in capitoletti di Nothing Personal (2009). Fin dall’inizio veniamo a conoscenza del fatto che non è la linearità temporale il dogma a cui la regista fa fede, infatti la disposizione dei frammenti è rimescolata in un andamento che anticipa e posticipa, nulla di così originale in effetti, al pari della mera storia: una storia d’inamore omosessuale: due ragazze che sono istanze di due culture, occidentale ed orientale. Come intuirete il substrato celato sotto la patina sentimentale è, o vorrebbe essere, politico, ma con le stesse modalità di Code Blue (2011), anche lì c’era una faccia più esterna come la solitudine ed una più interna come il discorso sulla morte assistita, la Antoniak non ha la forza di scendere o ascendere livellandosi in una zona che, detto in modo superficiale ed odioso per voi che leggete, “non mi ha trasmesso niente”. E la trasmissione in Nude Area dovrebbe sintonizzarsi su frequenze più alte rispetto ai soliti film dalla grana sentimentale, perché la regista opta per la radicale scelta del silenzio, le due ragazze, per tutta la durata dell’opera non si parleranno mai. A questo punto la Antoniak avrebbe dovuto cercare di renderci ricettivi nel campo delle sensazioni, di rendere il suo lavoro liquido, capace di tracimare placido, invece per chi scrive non è accaduto niente di questo, ciò che riempie lo schermo per ottanta minuti è un continuo immortalare gli sguardi reciprocamente languidi tra le due, tanto che alla fine la noia troneggia.

Lontano da un La vita di Adele (2013) qualunque poiché non vi sarà alcuna catarsi amorosa qui, nel gioco di occhiatine, carezze e risatine il punto di massima compenetrazione lo si ha col finale aperto a svariate interpretazioni, nessuna comunque di particolare esaltazione. Col suo fare polare Urszula Antoniak iberna qualsivoglia impennata emotiva restituendoci un quadro inerte che, tanto per usare un’altra frasetta fatta tipicamente recensionistica, “non arriva”. Ricapitolando abbiamo: un argomento usurato dove il correlato trattamento, pur mostrando una discreta audacia (l’assenza dialogica), non porta a risultati inebrianti, è come se la Antoniak fosse troppo presa dal vezzo di raccontare una storia senza parole da dimenticarsi di cosa effettivamente stesse narrando, e in più la tesi sociale della crasi tra una realtà europea e una araba non è resa in modo capiente, a parte il continuo sottrarsi della riccioluta (atteggiamento che farei ricondurre alla religione d’appartenenza senza però esserne troppo convinto), non ho rintracciato ulteriori elementi in grado di innervare l’incontro tra gli antipodi, quindi se al posto della ragazza di colore ci fosse stata una coetanea caucasica poco o niente sarebbe mutato. Da tali premesse è automatico trarre delle conclusioni: sconsiglio a gran voce Nude Area, esempio di un cinema involontariamente, o forse no, reazionario.

5 commenti:

  1. azz, è così brutto?? Nothing personal mi aveva folgorato e anche code blue era notevole :(
    Ad ogni modo io non l'ho mai trovato sto Nude Area se non su emule ma hardsub in polacco ! Dritte ?? :)

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  2. il file è quello, ma non c'è alcun sub se non la traduzione di qualche sporadica scritta diegetica se non sbaglio. Ma comunque te lo sconsiglio, questo cinemino mi ha veramente stufato.

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    1. Un occhiata gliela voglio dare lo stesso, la antoniak per quanto mi riguarda gode ancora il credito dei lavori precedenti,un po' come fliegauf :(

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  3. visto , effettivamente è stato piuttosto deludente :(

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