Terminata la proiezione
di Post Tenebras Lux (2012), con i sensi ancora assaltati dalle sue
immagini, l’impressione immediata è stata quella di trovarsi
al cospetto di un’opera che tratta il Male come forse non era mai
stato fatto in ambito cinematografico; l’afrore di zolfo,
trasposizione puntuale di ben note entità, slitta però sullo sfondo,
tanto che il diavolo, qui nelle vesti molto kitsch di un
demone rosso fluorescente, non c’entra nemmeno poi tanto, il vero
afflato luciferino che Carlos Reygadas immette nel film è un
qualcosa che va straordinariamente oltre la patina della visione per
incunearsi nei territori della sensazione, avamposti di un cinema che
affabula per mezzo di quanto vede e che ripropone con un realismo che
sa oscillare con spiazzante disinvoltura tra sogno e realtà;
d’altronde in merito a percezioni, onirismo e quant’altro
basterebbe prendere il prologo per farsi un’idea di cosa si ha
davanti: dieci abbacinanti minuti che ti si appiccicano agli occhi e che
penetrano in profondità, giù per quelle corde
dell’inquietudine agguantate da una bambina che invocando il nome
dei propri famigliari sotto un cielo venato dai fulmini rimanda ad
altro di infinitamente più grande, uno smarrimento
universale che in fondo riguarda tutti coloro che calpestano il suolo
di questo pianeta. Il Male sopraccitato si sedimenta in questi
rimandi, epifanie di un dolore Umano che emergono dallo spartito di
un geniale concertista: il raptus di Juan nei confronti del cagnetto,
le confessioni del gruppo di alcolisti anonimi, la visita dei coniugi
nello swinger club francese, il tradimento del Siete e l’ammutolente
conclusione che lo vede protagonista (la decapitazione: il Male è
nella testa?), tutti segnali pulsanti, allarmi urgenti dentro un
contesto naturalistico e non che Reygadas immortala come sa fare
soltanto chi ha un talento smisurato come il suo e che sullo schermo
in 4:3 scorrono e si calcificano lontani dall’artificio.
Potrà
anche essere tacciato di incomprensibilità Post Tenebras Lux,
si potrà additare quel zigzagare temporale che lo costituisce,
le sue falle logiche o i grandi interrogativi orfani di risposte (ad
esempio: Juan vivrà o no?), ma il premio per la miglior regia
a Cannes ’12 è un Cinema Nuovo che a fronte di possibili
mancanze squaderna una ricchezza espositiva e argomentativa che lo
rende un giacimento preziosissimo, un pozzo vergine dal quale
attingere a piene mani per restare meravigliati da ogni singolo approccio
utilizzato dal regista: si parte dai problemi matrimoniali (retaggio,
forse, di Silent Light, 2007) che seppur ordinari si ammantano di una
sofferenza sottaciuta ma avvertibile per allargare il raggio
d’interesse su tematiche che già sostanziavano il capolavoro
precedente (Japón, 2002) e che, quindi, abbracciano
l’escatologia, la fine e l’inizio di tutto. A guarnire la portata
semantica l’autore messicano erige una sintassi estetica che oserei
definire seminale, al di là della costante sfocatura ovale che
sborda i contorni delle riprese (principalmente quelle esterne) e che
conferisce una percentuale di straniamento molto elevata, la capacità
di Reygadas nello scovare continuamente soluzioni innovative stupisce
ed incanta e raggiunge picchi di purezza che ancora non avevamo
visto, sequenze che per quanto mi riguarda possono già passare
alla Storia del Cinema come quella sulla spiaggia, teatro, peraltro,
di un possibile cortocircuito anagrafico da far girare la testa, la
cui incisione ottica, alimentata da un sonoro che letteralmente
inonda l’apparato uditivo, consegue un livello di intensità
tale da produrre con niente (due bambini che zampettano sulla sabbia)
quello che chiediamo imploranti all’arte: l’emozione.
Post Tenebras Lux è,
oggi, un appuntamento da non perdere perché il film di
Reygadas è un film da studiare fotogramma per fotogramma, mai
conciliante e sempre intraprendente, un’opera del genere meriterebbe
approfondimenti ben più corposi di quanto scritto in questa
sede, trattato di come può e deve essere ancora il cinema
contemporaneo: materia inesauribile su cui tornare e ritornare
infinite volte come se ogni nuova visione fosse la prima. In un mondo
come il nostro che, senza retorica, ha iniziato da tempo a scivolare
in un buio denso e paludoso, la luce può arrivare da una torcia che arde tenace, da
uno sconosciuto quarantaduenne nato a Città del Messico che
col suo cinema anti-letterale dona Verità (sull’essere,
sull’amore, sul sesso, sul dolore, ecc.) ad uno spettatore ignaro e
sempre inadeguato a ricevere tali vastità.
E alla fine anche tu c'è l'hai fatta a vederlo, un pochino ti invidio!
RispondiEliminaHo letto a salti perchè purtroppo quì da me non l'hanno proiettato e mai lo faranno, vista la penosa distribuzione, se così si può chiamare a questo punto.
C'è comunque un fatto positivo, sei la terza persona tra quelli che seguo in rete che ne parla bene, capovolgendo totalmente l'opinione generale dei soliti "critici" & co. Questo conferma che buon sangue non mente e mi rincuora oltremodo...
Sono incapace nonché abbastanza restio nello sviscerare parole/commenti/concetti quando si tratta di quella grandissima stronza di Arte...posso solo dire con sincerità di aver speso 7 euro per aver vis(su)to qualcosa che a distanza di quasi una settimana, continua a prendere a botte i miei neuroni. E questo, in un certo senso, conta di più del trarre conclusioni a riguardo, positive o negative che siano.
RispondiEliminaAh...chiaramente apprezzo quanto hai scritto :)
Ho avuto la fortuna di vederlo in una sala deserta, e quando dico deserta dico che davvero non c'era nessun altro a parte me e la mia consorte. Ci siamo stretti, che altro potevamo fare del resto? E' difficile parlarne, hai ragione rombro, questo è un film-esperienza che ammutolisce, non si può fare altro che consigliarlo spassionatamente.
RispondiEliminaA distanza di una settimana, nello stesso cinema in cui l'ho visto, Reygadas è stato soppiantato da Sorrentino che sicuramente rimarrà molto a lungo. Passandoci davanti mi sono fatto una risata.
Eraserhead, hai letto la critica sbattuta in pirma pagina su mymovies?
RispondiEliminahttp://www.mymovies.it/film/2012/posttenebraslux/
al di là di tutta la soggettività possibile, non è scandaloso?
Ogni parere è lecito, per carità, ma definire alcune inquadrature "simili a film amatoriali delle vacanze" ce ne passa. Qui c'è un prologo che si divora tutto il cinema odierno che arriva nelle sale, basta quello per capire la portata dell'opera.
RispondiEliminaIl MALE è nella MEMORIA, è la MEMORIA...di gesti visti, momenti sognati, sensazioni provate, scelte prese, immaginazione, supposizione...
RispondiEliminaLa testa...sede di tutto questo: ma è sufficiente "staccarla" dal proprio corpo??No...il "gioco" continua...la memoria non muore mai!!
dove si rimedia??? possibile che a Roma non l'hanno messo in programmazione?
RispondiEliminaSolo al nord credo, e in poche sale.
RispondiEliminaUn link torrent? Il film è uscito in 4 sale.
RispondiEliminaAbbi fede.
RispondiEliminaMa di Escalante (fresco vincitore a Cannes) cosa ci dici? Amico di Reygadas tra l'altro...
RispondiEliminaJohnny
Mi manca. Heli attira.
RispondiEliminaHo appena visto Sangre di Escalante.
RispondiEliminaAnti-narrativo, lento, straniante. Per certi vicino al cinema di Alonso (ma più verboso) e con una recitazione anti-naturalistica che ricorda Kaurismaki. Inquadrature molto lunghe e statiche. Tempi dilatati.
Sul piano del racconto l'attenzione è per i due protagonisti: coniugi apparentementi felici che vivono in realtà un rapporto estremamente avvilente e meccanizzato.
Interessante la scelta del titolo (sulla quale evito di spoilerare).
Visione ostica ma affascinante.
Johnny
Ne prendo atto, grazie.
RispondiEliminaSalve, novità sui torrent?
RispondiEliminaTra i torrenti pare ancora irreperibile
RispondiEliminaHo trovato un torrent... ma mancano i sottotitoli!
RispondiEliminaIn inglese ci sono, credo.
RispondiEliminasi andate su www.opensubtitles.org, e li trovate.
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