sabato 18 maggio 2013

Mourir auprès de toi

La libreria di Parigi Shakespeare and Company chiude la saracinesca e le stampe sulle copertine prendono vita…

Cortometraggio nato da un’ammirazione reciproca dove i due soggetti principali sono Spike Jonze, che non ha bisogno di presentazioni, e Olympia Le-Tan, stilista anglo-francese che nel 2009 ha lanciato una collezione di borse ispirata alla letteratura. A spiegare come sono andati i fatti ci pensa Simon Cahn, co-regista con alle spalle soltanto videoclip e commercial, che in un’intervista a Vogue (link) racconta della proposta della Le-Tan di fare un corto sui suoi lavori, proposta subito accettata dal regista statunitense grande estimatore di Olympia (ma in Rete girano voci che Jonze abbia semplicemente ricambiato un favore: la Le-Tan gli avrebbe infatti addobbato un muro della sua casa con decorazioni tratte da Il giovane Holden!).

Il frutto di questo incontro è Mourir auprès de toi (2011), produzione che ha tutti i presupposti per splendere di luce propria nell’universo jonziano, ma che nella pratica si rivela un po’ vuota in termini di sviluppo dell’idea base. Perché occhei, dotare magicamente di vita dei disegni inanimati è una figata e lo è ancora di più se si tratta delle copertine di un libro poiché qui l’aspetto giocoso si amplia e, davvero, un film così impostato potrebbe non terminare mai. Jonze & Cahn, per chi sta scrivendo, non sfruttano appieno le innumerevoli potenzialità che lo spunto di partenza offre, praticamente la biblioteca di Alessandria del nostro tempo, limitandosi ad eseguire la commissione, questo perché i libri presenti sugli scaffali sono creazioni reali della stilista messi in vendita sottoforma di pochettes ed accessori simili. Non è quindi nella realizzazione che il dito indice del sottoscritto punta Jonze perché esteticamente il cortometraggio è irreprensibile e dubito che possa non piacere, piuttosto sono deluso dallo spirito che muove gli ingranaggi, un afflato su disposizione che paradossalmente pur essendo fatto benissimo stinge di “artisticità” e si chiazza di pubblicità.
Il romanticismo, è quello che mi frega.

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