Documentario fluviale che riprende in 3 ore la vita (politica) di Nicolae Ceauşescu che per 22 anni, dal 1967 al 1989, guidò la Romania portandola ad un lento ed inesorabile sfacelo.
Diretto (non esattamente, e vedremo subito perché) dal regista Andrei Ujicǎ, Autobiografia lui Nicolae Ceauşescu (2010) è l’atto finale di una trilogia dedicata al comunismo iniziata nel ’92.
Il film si presenta grezzo fin dall’inizio: immagini in bassa fedeltà, sonoro disturbato (e in alcuni casi abilmente manipolato), nessuna voce off. Questo perché l’autore propone un punto di vista totalmente pragmatico che elimina qualunque orpello filmico, non c’è bisogno di intensificare, sottolineare od evidenziare: davanti a noi c’è l’assoluta verità della Storia, e tanto basta.
Scremata una mole stratosferica di documenti originali dovuti alla mania del dittatore di farsi riprendere almeno una volta al giorno per un’ora, la pellicola è un pachidermico massiccio cinematografico caratterizzato soltanto da immagini di repertorio. E allora vediamo Ceauşescu (sempre accompagnato dalla moglie Elena) salire al potere, conquistare consensi, arringare folle oceaniche, incontrare leader politici esteri (dio solo sa quanto sia falsa la diplomazia) e visitare negozi stracolmi di pane e dolciumi. Ma è una visione prettamente Ceauşescu-centrica che diventa parallelo del suo governo: mentre dice che va tutto bene (mentre lo osserviamo viaggiare in Corea del Nord o in Cina), che la Romania è un paese ricco e fiorente (che le macchine vengono prodotte su vasta scala), i testi di storia affermano che la sua politica ha condotto la nazione sull’orlo del baratro (ma chi si rifiuta di rieleggerlo viene ammutolito dalla platea imbestialita), e che una rivolta soppressa nel sangue è un crimine gigantesco (lui lo notiamo impassibile alle accuse, quasi infastidito).
Il prologo e l’epilogo si sostanziano in una specie di interrogatorio ai coniugi: si tratta del 25 dicembre 1989, poco dopo verranno crivellati dai kalashnikov del plotone d’esecuzione.
In superficie lunghissimo monotono e giustamente noioso come appare la storia dei libri, in profondità raggelante diabolico e impercettibilmente subdolo come è il vero Male.
Diretto (non esattamente, e vedremo subito perché) dal regista Andrei Ujicǎ, Autobiografia lui Nicolae Ceauşescu (2010) è l’atto finale di una trilogia dedicata al comunismo iniziata nel ’92.
Il film si presenta grezzo fin dall’inizio: immagini in bassa fedeltà, sonoro disturbato (e in alcuni casi abilmente manipolato), nessuna voce off. Questo perché l’autore propone un punto di vista totalmente pragmatico che elimina qualunque orpello filmico, non c’è bisogno di intensificare, sottolineare od evidenziare: davanti a noi c’è l’assoluta verità della Storia, e tanto basta.
Scremata una mole stratosferica di documenti originali dovuti alla mania del dittatore di farsi riprendere almeno una volta al giorno per un’ora, la pellicola è un pachidermico massiccio cinematografico caratterizzato soltanto da immagini di repertorio. E allora vediamo Ceauşescu (sempre accompagnato dalla moglie Elena) salire al potere, conquistare consensi, arringare folle oceaniche, incontrare leader politici esteri (dio solo sa quanto sia falsa la diplomazia) e visitare negozi stracolmi di pane e dolciumi. Ma è una visione prettamente Ceauşescu-centrica che diventa parallelo del suo governo: mentre dice che va tutto bene (mentre lo osserviamo viaggiare in Corea del Nord o in Cina), che la Romania è un paese ricco e fiorente (che le macchine vengono prodotte su vasta scala), i testi di storia affermano che la sua politica ha condotto la nazione sull’orlo del baratro (ma chi si rifiuta di rieleggerlo viene ammutolito dalla platea imbestialita), e che una rivolta soppressa nel sangue è un crimine gigantesco (lui lo notiamo impassibile alle accuse, quasi infastidito).
Il prologo e l’epilogo si sostanziano in una specie di interrogatorio ai coniugi: si tratta del 25 dicembre 1989, poco dopo verranno crivellati dai kalashnikov del plotone d’esecuzione.
In superficie lunghissimo monotono e giustamente noioso come appare la storia dei libri, in profondità raggelante diabolico e impercettibilmente subdolo come è il vero Male.
appena visto..hai scritto una rece perfetta..
RispondiEliminaDavvero brazzz? Che coincidenza!
RispondiEliminaUn film di cui non si può negare la pesantezza, ma che allo stesso tempo obbliga all'attenzione per il suo valore storico, in questo caso molto più alto di quello prettamente artistico.
Bella recensione, mi sa proprio che lo vedrò. Per caso ci sono dei sottotitoli che girano?
RispondiEliminaC'è una versione direttamente sottotitolata in inglese, ma ti avverto Orazio: non è uno di quei film fatti per catturare l'attenzione.
RispondiEliminaSi,si,bel blog, recensioni apprezzabilissime...ma sono 2 ore che cerco in rete i film recensiti e ho trovato giusto quei 2 che già conoscevo. Comincio a pensare che ste pellicole le vedi direttamente ai festival in cui le presentano. Qualche aiutino sulla reperibilità? Scusa lo sfogo ma sto proprio sclerando! Authority
RispondiEliminaSeee magari Authority, magari! Giuro e spergiuro che è tutto qui dentro: www.google.com. O al massimo sulla schiena di un mulo.
EliminaBasta essere un po' allenati e avere voglia di cercare.
per un motivo o per l'altro ho detestato questo documentario: vuoi per le circostanze in cui l'ho visto (un seminario pallosissimo), vuoi per il soggetto (uno che fa venire i nervi già dal cognome, per non parlare di tutto quello che ha combinato), vuoi per il fatto che dopo ne avrei dovuto scrivere una relazione, mio malgrado ne ho il ricordo vivissimo ancora davanti agli occhi, soprattutto del finale che, se ci ripenso, mi fa gelare il sangue.
RispondiEliminapensavo che una roba fluviale e abbastanza specifica come questa fosse solo per "addetti ai lavori"... mi fa un certo effetto trovarlo sulle tue pagine: non c'è nessun bisogno che te lo dica, ma complimenti per l'accuratezza e l'interesse :)
ahi ahi, seminario storico = anche tu nel circoletto della disoccupazione prossima o già in atto causa assenza di un profilo professionale degno di questo nome a fine percorso di una facoltà che comunque hai scelto tu? :)
EliminaMa ve l'hanno fatto vedere tutto in una sola tirata? Ci credo che è stato palloso, immagino che qualcuno avrà pensato al suicidio come una liberazione.
Comunque sia mi sono incuriosito del film non tanto per gli argomenti trattati ma perché la critica ne parlava entusiasticamente. Forse ha ragione, forse ci penso ancora un po' su.
più o meno: secondo molti lo scienziato politico è una professione interessante, secondo me è un altro modo per dire esperto di aria fritta... però, tanto, non posso incolpare altri che me stesso :)
Eliminatutto in una tirata, una specie di prova di resistenza. quando gli assistenti hanno iniziato ad addormentarsi e giocare a snake\angry birds, c'è stata una agognata pausa sigaretta- che però non è stata affatto sufficiente per recuperare le forze :(
(ah, quel qualcuno cui ti riferisci ero io, ma pensavo all'omicidio del professore o, meno brutalmente, ad una esplosione fantozziana stile Potemkin)
sul film e sul corso di storia dell'Europa orientale sto cercando di dimenticare il più possibile, ma ogni tanto mi balena il sorrisetto di bronzo del presidente come il volto del diavolo nell'Esorcista: ho capito che è una battaglia persa.
Come si può vedere il film? Ci sono sottotitoli italiani..?
RispondiEliminaNo, niente.
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