Attraversare l’Atlantico con una barca a remi.
Tale è lo spunto utilizzato dall’animatore francese Jean-François Laguionie per questo cortometraggio del ’78 che si guadagnò importanti riconoscimenti sia a Cannes che ai César.
Il tragitto che dovrebbe andare da un capo all’altro della crosta terrestre acquisisce fin dalle prime vogate altra consistenza: quello che la coppia affronta non è un viaggio, ma Il Viaggio, della Vita ovviamente.
La loro storia, che sfiora la vera Storia (il Titanic affonda davanti ai loro occhi!), si sviluppa all’interno della barchetta e mostra in maniera traslata un’esistenza coniugale come ce ne sono molte in cui si parte legati (un laccio), si bisticcia per motivi futili, si disconosce il proprio partner (lei è una sirena, lui un gabbiano), si rimpiangono i sogni mai realizzati (la donna che culla tra le braccia una lisca di pesce), ma alla fine, nella vecchiaia, si ritorna al punto di partenza, di nuovo insieme per sparire, e ammettere che il viaggio, in fondo, non è stato neanche troppo lungo.
Percorso sulle stagioni dell’adultità, La traversée de l’Atlantique à la rame si inoltra nelle pieghe di un surrealismo implementato dal tratto di Laguionie che ricorda per estro visivo il connazionale Laloux. Scandito dal diario dei naviganti, scolpito nei fantasiosi paesaggi marini, illuminato dalla villoniana scena del casinò sull’acqua, il film si esprime in una confidenza autunnale, in un bisbiglio d’universale intimità.
Simbolico, malinconico.
Un ringraziamento al forum di Asian World il cui lavoro di ricerca non ha eguali.
Un et deux
RispondiElimina