Idea che sconquinfera quella di Jérôme Boivin: non solo riprendere l’antropomorfia di un cane razza bull terrier chiamato Baxter, ma dotarlo di pensiero, di ragione e sentimento.
Ad atteggiamenti che chiunque ha un animale che gironzola per casa riconosce incredibilmente umani, questo regista francese affianca un cogitare che si avvicina a quello della nostra razza, appaiando dunque le esistenze di due forme vitali apparentemente diverse eppure profondamente uguali.
La piacevole visione che offre l’innovativo punto di vista del cane si caratterizza per una parabola che si immerge in una pozza di arsenico dove c’è parecchio significato dietro alla storia di facciata.
In un percorso dotato di trasversalità, Baxter si trova dentro situazioni che mettono in luce tutto un catalogo di cattive azioni che noi umani possiamo offrire. La traiettoria è discendente perché si parte con una vecchia signora che stanca di vivere si barrica in casa, si prosegue con una giovane coppia iperprotettiva nei confronti del figlio appena nato, per concludere con un ragazzino che sembra voler ripercorrere gli ultimi giorni di vita di Hitler.
Baxter, che dentro al canile desidera imparare dagli uomini, passando di casa in casa assorbe invece tutte quelle debolezze tipiche del nostro tempo: diventa irragionevole, diabolico nel voler spodestare il bebè dal centro delle attenzioni, e perfino cattivo quando il novello Führer diventa suo padrone.
È qui che il tragitto di umanizzazione, e quindi inumanizzazione, dell’animale giunge all’apice. Addestrato come un soldato attraverso corse sfiancanti e allenamenti di lotta, pronto ad attaccare il nemico e nel caso anche ad ucciderlo, il ragazzino-dittatore, che probabilmente è più semplicemente un ragazzino-solo (il padre tradisce la moglie), forgia una piccola macchina da guerra che risponde solo a due cose: gli ordini (prova piacere nell’ubbidire) e l’istinto (definisce “troia” una cagnetta che mette incinta). Eppure questa trasformazione frena di fronte ad un dogma che anche un cane capisce: non si uccide per gioco. Baxter comprendendo un orrore del genere diventa Uomo e si ferma, il piccolo proprietario di contro imbestialisce uccidendo i cuccioli e cercando di fare la stessa cosa con il protagonista a quattro zampe. Nella dolorosa scena simbolo del film corroborata nel finale dalla voce off del ragazzetto che spera di trovare l’amore nella coppia che abita di fronte a casa sua, avviene un ribaltamento dei ruoli, la conclusione di un cammino rovesciato che non ha morali assolute di fondo ma la sottile sensazione che gli animali sono migliori di noi anche quando vengono indotti alla violenza e alla malvagità.
Il dolore è cessato, il mio corpo non sente più l’aria fredda. Eppure so che il vento è ancora forte perché porta i suoni e gli odori della città. I suoni che mi raggiungono sono sordi. La prima neve cadrà presto. Quando tutti saranno svegli, nel silenzio assoluto, si sentiranno inquieti. Penseranno al silenzio della morte, magari penseranno a me.
Baxter
Ad atteggiamenti che chiunque ha un animale che gironzola per casa riconosce incredibilmente umani, questo regista francese affianca un cogitare che si avvicina a quello della nostra razza, appaiando dunque le esistenze di due forme vitali apparentemente diverse eppure profondamente uguali.
La piacevole visione che offre l’innovativo punto di vista del cane si caratterizza per una parabola che si immerge in una pozza di arsenico dove c’è parecchio significato dietro alla storia di facciata.
In un percorso dotato di trasversalità, Baxter si trova dentro situazioni che mettono in luce tutto un catalogo di cattive azioni che noi umani possiamo offrire. La traiettoria è discendente perché si parte con una vecchia signora che stanca di vivere si barrica in casa, si prosegue con una giovane coppia iperprotettiva nei confronti del figlio appena nato, per concludere con un ragazzino che sembra voler ripercorrere gli ultimi giorni di vita di Hitler.
Baxter, che dentro al canile desidera imparare dagli uomini, passando di casa in casa assorbe invece tutte quelle debolezze tipiche del nostro tempo: diventa irragionevole, diabolico nel voler spodestare il bebè dal centro delle attenzioni, e perfino cattivo quando il novello Führer diventa suo padrone.
È qui che il tragitto di umanizzazione, e quindi inumanizzazione, dell’animale giunge all’apice. Addestrato come un soldato attraverso corse sfiancanti e allenamenti di lotta, pronto ad attaccare il nemico e nel caso anche ad ucciderlo, il ragazzino-dittatore, che probabilmente è più semplicemente un ragazzino-solo (il padre tradisce la moglie), forgia una piccola macchina da guerra che risponde solo a due cose: gli ordini (prova piacere nell’ubbidire) e l’istinto (definisce “troia” una cagnetta che mette incinta). Eppure questa trasformazione frena di fronte ad un dogma che anche un cane capisce: non si uccide per gioco. Baxter comprendendo un orrore del genere diventa Uomo e si ferma, il piccolo proprietario di contro imbestialisce uccidendo i cuccioli e cercando di fare la stessa cosa con il protagonista a quattro zampe. Nella dolorosa scena simbolo del film corroborata nel finale dalla voce off del ragazzetto che spera di trovare l’amore nella coppia che abita di fronte a casa sua, avviene un ribaltamento dei ruoli, la conclusione di un cammino rovesciato che non ha morali assolute di fondo ma la sottile sensazione che gli animali sono migliori di noi anche quando vengono indotti alla violenza e alla malvagità.
Il dolore è cessato, il mio corpo non sente più l’aria fredda. Eppure so che il vento è ancora forte perché porta i suoni e gli odori della città. I suoni che mi raggiungono sono sordi. La prima neve cadrà presto. Quando tutti saranno svegli, nel silenzio assoluto, si sentiranno inquieti. Penseranno al silenzio della morte, magari penseranno a me.
Baxter
Mi pare molto interessante.
RispondiEliminaVedrò di recuperarlo al più presto.
Mi aspettavo un film leggerino, e invece...
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