lunedì 26 aprile 2010

Le armonie di Werckmeister

In un paese indefinito sull’orlo del precipizio giunge dal nulla un misterioso nano detto il Principe insieme ad un enorme container contenente una balena imbalsamata.

Dalle fisarmoniche sfiatate di un assurdo tango ballato col gomito alzato in una locanda ai confini dell’universo, Tarr ci trasporta nuovamente in un altro non-luogo riallacciando il filo col suo Capolavoro Satantango (1994). Siamo ancora in un locale dove uomini derelitti si trascinano a fatica tra tavoli e bicchieri sporchi, entra in scena il giovane János Valuska che atteso dai clienti fa veder loro che cosa sia un’eclissi solare. E dopo che la sua rappresentazione ha fine, parte la prima di quelle che saranno in totale 4 entrate musicali, strepitose emozionanti palpitanti, del fedele Mihály Víg. Ed è da questo piano sequenza iniziale che si può comprendere, o almeno provare a farlo, su quali mondi di idee si affacci questo film, su quali abissi universali getti il suo sguardo penetrante.
Nell’osteria vediamo la solita decadenza tarriana, il solito ammasso di rifiuti umani, ubriaconi li definirà il barista. Quando Valuska profetizza l’oscuramento del sole con le sue descrizioni di terrore e miseria, ecco che parte una musica in antitesi con la materialità che si consuma sullo schermo. Come il musicista tedesco Andréas Werckmeister che considerava la musica al pari dell’armonico movimento degli astri ma che fu “falsificata” proprio dallo stesso tramite il suo sistema in ottave, Tarr suggerisce che non c’è equilibrio negli uomini, non c’è l’armonia delle note fra le persone che come goffi pianeti s’incastrano tra loro. La musica continuerà a suonare anche mentre János cammina nella strada deserta fino a scomparire nel buio. C’è solo lei, gli esseri umani non ce l’hanno fatta.

La seconda entrata musicale avviene con l’ingresso di Valuska nel container. Si ripete il contrasto: fuori gruppetti di uomini minacciosi, dentro l’innocente ragazzo a tu per tu con l’essere mastodontico. È difficile dire cosa sia la balena, ma qualcosa mi invita a credere che il corpo offeso dalle cicatrici e il suo occhio esangue siano i sintomi di ciò che gli uomini fanno e hanno fatto con le loro ingiustizie. La balena è un dio martoriato, la carcassa di ciò in cui si credeva e che è stato tradito per seguire la voce di un nano. I riferimenti all’olocausto non sono poi troppo lontani: una popolazione allo sbando, l’assenza di valori, il sopruso che avanza inesorabile. Gli elementi ci sono tutti, insieme a quella musica meravigliosa che si staglia nettamente sulle bassezze della Storia.

La terza apertura è la più dirompente. Anticipata da una lunga marcia ordinata di uomini che sembrano realmente dei soldati, alla quale seguirà la devastante irruzione nell’ospedale che rappresenta uno dei momenti di cinema più crudi da molti anni a questa parte in cui vi è chiaramente un gigantesco vuoto armonico fatto di calci ai ricoverati, mobili e letti fracassati, ecco che dietro una tenda la mdp svela un vecchio uomo nudo, scheletrico, immobile.
In quell’istante la melodia comincia, altissima, sale nei cerchi concentrici del cielo fino ad accarezzare i pianeti solitari le comete scie dorate fra satelliti instancabili, e il cuore, il nostro cuore si frantuma.
L’immagine dell’anziano nudo e indifeso di fronte al male degli uomini ha un potere talmente annichilente da metter ancora di più in risalto la melodia celestiale in sottofondo. E a concludere magistralmente questa indimenticabile sequenza ci pensa il primo piano spaventato di Valuska che nascosto nell’ombra aveva visto tutto. Anche un sognatore come lui sta per arrendersi.

Il quarto ingresso arriva inesorabilmente alla fine. Quando ormai tutto è stato distrutto, tutto. È distrutto l’entusiasmo di János ridotto ad un automa su una barella, è distrutto il container che proteggeva la balena lasciandola ancora più sola di quel che era nella piazza centrale alla mercé di chiunque. La struggente armonia parte da qui, con l’intellettuale Eszter, convinto detrattore di Werckmeister, che si avvicina pian piano alla solitaria balena in mezzo ai detriti. La guarda nell’occhio spento eppure così compassionevole, colmo di pena per quegli esseri umani che l’hanno strappata dal suo mondo per portarla in un regno di scheletri e macerie. In cui non c’è grazia, non c’è logica, non c’è dolcezza, non c’è musicalità.
Nel momento in cui Eszter esce di scena una nebbia sottile fa scomparire la carcassa dell’animale. L’eclissi su questo (sul nostro?) popolo è giunta, il buio è così arrivato. Non ci sarà lo spiraglio di luce sperato da Valuska, resterà solo la musica nei titoli di coda. Libera da qualunque Werckmeister, e infinitamente sopra di noi.

20 commenti:

  1. cazzo, altro tag su "Capolavori" :D

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  2. Sì vaffanculo mi sbilancio, 'sto film mi è entrato veramente dentro. La più bella colonna sonora che abbia mai sentito insieme a sequenze indimenticabili. E il bello è che ci sono anche momenti piuttosto noiosetti, ma credo sia il contrappasso da pagare per alcune meraviglie visive.

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  3. eh ma lo è un capolavoro! ce l'ho pronto da tempo...
    volevo solo farti i complimenti per l'ottima recensione.
    ciao

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  4. "La più bella colonna sonora che abbia mai sentito"

    sbavo di brutto.
    Si può vedere tranquillamente come primo film di Tarr, e prima di "Satantango"? O ci vuole un'esperienza super ravvicinata con l'autore prima di vederlo?

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  5. Eh. Io più che altro ti direi di buttare uno sguardo prima di tutto su Damnation, perché potrebbe risultare anche irritante il suo stile. Se non ti addormenti durante Damnation allora vai di Tango, secondo me è meglio calarsi un attimo nell'atmosfera, perché Le armonie ne è un po' la prosecuzione, almeno visivamente.
    Poi non è che di musica ne sono granché competente, in fondo è solo una melodia che torna e ritorna sempre la stessa, ma unita a quelle immagini la sento ancora più bella, ancora più alta.

    E grazie Roby ;)

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  6. prego amico
    la colonna sonora è qualciosa di irreale,di una belle zza stravolgente..la scena dentro al container è da lacrime..la sequenza dell'ospedale quualcosa di pazzesco..è davvero uno deipiù grandi film che abbia mai visto..contento di avertelo segnalato,sapevo che lo avresti amato..

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  7. Non finirò mai di ringraziarti caro brazzz, mai...

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  8. film grandioso, fin dalla prima scena. Film popolato da fantastiche e malinconiche presenze, umane e non, dalla balena tristemente adagiata sul container all'elicottero che ronza attorno a Janus nell'ultima scena. Il tutto interpuntato da una lentezza, una minuzia prodigiosa. Infine alla musica, che ogni volta entra colpendo direttamente allo stomaco. Una meraviglia

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  9. ciao, arrivo a te tramite il blog di Giuliano, vedo che parli del film di Lisandro Alonso, che ho, ma ancora non ho visto, e poi vedo la faccia di un attore di Bela Tarr, scopro che si chiama Lars Rudolph, e interpreta János Valuska nel film (Imdb è una miniera), e vedo che metti "Werckmeister harmóniák" nei capolavori.
    Per me quel film è il primo che ho visto di Bela Tarr, è incommensurabile, è al di là, ti lascia stordito, per la bellezza e il mistero, e poi vedi gli altri e pensi che il dio del cinema "deve" proteggere Bela Tarr, è necessario.
    a presto.

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  10. Ciao Ismaele (bel nome, c'entra Moby Dick?), benvenuto in questo luogo pieno di gente strana, a parte il sottoscritto ovviamente.
    Sai, anche io penso che il dio cinema debba conservare quest'uomo il più a lungo possibile, ma purtroppo pare che sia Tarr stesso ad essersi stufato, si vocifera che il suo prossimo film The Turin Horse sarà l'ultimo.

    :(((

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  11. Chiamatemi Ismaele...

    inizia così.

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  12. Finalmente ho visto questo film! Ero partito con Satantango, ma credo di aver deciso bene nell'iniziare con questo, è meglio fare le cose con gradualità eheh!
    Beh non mi voglio dilungare, la recensione di Eraserhead descrive fin troppo bene ciò che ti lascia la pellicola durante e dopo la visione. Durante la visione sono stato pervaso da un senso di vuoto, nell'accezione positiva! Sarà stata la freddezza delle immagini, che allo stesso tempo evocano un tale calore emotivo, gli sguardi passionali di ogni personaggio si scontravano inesorabilmente col suo status, uno stato fragile e debole, facilmente disgrebabile. Il personaggio Janos però si discosta seppur lievemente, resiste per un pò ma poi cede come tutti gli altri. E poi la colonna sonora..beh niente da nascondere, di una magniloquenza unica, riesce ad aprire il cuore dello spettatore, a mettere a colori (nonostante il bianco e nero) le emozioni che pervadono il film. Insomma la colonna sonora ha aiutato moltissimo, anche nella fruizione dell'opera. E poi la macchina da presa, che scorre lentamente come un uomo che osserva attonito e senza speranza. Fenomenale davvero! Vorrei dire di più, magari quando mi verranno le parole scriverò qualcos altro, ma una cosa è certa, un filmone!
    P.s: ho finalmente scoperto la scena a cui si è ispirato Gus Van Sant in Gerry :D

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  13. Ciao Orazio credo che descrivere cosa ti lascia dentro questo film sia una cosa che è impossibile fare, almeno per me. Non ci riuscirei nemmeno oggi che ho acquisito più "conoscenze", sono troppo legato a Le armonie, tutt'ora se mi metto a guardare la scena conclusiva, dall'inizio con l'uomo che si avvicina alla balena alla fine con lui che si allontana, avverto qualcosa che è, appunto, indescrivibile, il momento in cui c'è lo stacco sui titoli di coda mi fa venire un formicolio alla testa e una sensazione di immensità che nessun altro film mi ha mai dato, e in tutto questo (anche in questa sequenza) la musica è un inestimabile valore aggiunto.
    Io, piccolo uomo, non ho mai visto niente di più grande de Le armonie di Werckmeister

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    1. Ti faccio i complimenti per la recensione, sono daccordo con te su tutto, emozioni palpitanti e momenti indimenticabili inclusi. Solo penso che Satantango sia, forse per il modo stesso in cui è strutturato, superiore alle Armonie.
      Un saluto, da un compagno fan tarriano.

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  14. è che paragonare un film lungo 8 ore ad uno "normale" non è producente né per l'uno né per l'altro. Io dico di goderli entrambi, scervellarsi su quale sia il migliore è una questione di lana caprina.

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  15. Che bella recensione, mi hai fatto commuovere..come il film ...
    grazie!

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  16. Ti ringrazio, ma è nulla, davvero nulla, in confronto a quello che è questo film.

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  17. Seguo il tuo blog da un po' di tempo come orientamento nel mondo del cinama più ricercato ed emotivo (se posso permettermi di classificarlo come tale, ma perchè no) e proprio questo film mi fu caldamente consigliato su un forum, e ho deciso di vederlo, concludendolo giusto alcune ore fa, dopo tempo che lo tenevo archiviato in attesa di esser vissuto.
    La scena iniziale mi ha commosso e spronato alla visione, per poter rivivere le stesse emozioni di quel valzer "cosmico" tra beoni che si immedesimano in pianeti e satelliti. Ma dopo, ahimè, ho percepito il vuoto. Un vuoto che mi ha suscitato... noia? Una desolazione che non mi ha alienato, ma bensì irritato. Sinceramente, non ho neanche compreso la trama e non nascondo di averla dovuta travisare dalla tua recensione (scritta tra l'altro, invidiabilmente bene, capace anche a chi come me, di farmi comprender le emozioni e la qualità che personalmente non ho vissuto, ne appurato). Gli attori mi sono sembrati inespressivi, apatici però, magari era quello l'intento. L'accompagnamento musicale, tanto decantato, mi è rimasto indifferente. Molte sequenze, le ho trovate "stirate", prolungate quando credo che un taglio di un quarto d'ora alla pellicola forse mi avrebbe fatto digerir meglio l'esperienza. Eresia? Io non credo. Forse rispetto il parere sincero di un comune cinespettatore che ha una sua sensibilità e una sua cultura da costruir tassello su tassello. Preciso che è stato il mio primo approccio con Tarr. Quelli che io chiamo - ironicamente, s'intende - 'cinemattoni' li ho sempre un po' schivati, ma inesorabilmente, quando ci si approccia ad un filone di film più ricercati rispetto a quelli trasmessi di consuetudine nelle sale, bisogna farsi un po' le ossa. Magari sono ancora un 'babbano', ma non punto a diventare un cinofilo ops, cinefilo attafanato a casa che ormai è così navigato da resister a quell'abbiocco che dopo un po' ti sale durante quei barbosi ma espressivissimi film. Il commento di per sè è inserito perchè son rimasto così deluso da quest'esperienza che volevo manifestarlo, risultando un po' la pecora nera tra i commentatori. Anche un po' per far presente che 1 su 10 potrebbero scassarsi vedendo il film. Con tutto rispetto verso l'autore, il recensore e voi tutti.

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  18. Non devi trovare per forza una giustificazione: se non ti è piaciuto non ti è piaciuto, stop :).
    A me capitò una cosa simile con Melancholia di von Trier: plebiscito di giudizi positivi versus la mia quasi irritazione durante la visione. Chi ha ragione? La massa o "la pecora nera"? Credo non sia importante, ciò che conta davvero è rapportarsi all'opera (complessa, come in questi due esempi) con abnegazione e con la consapevolezza che non ci troveremo davanti il solito cinema mansueto, dopodiché è bene esplorare il regista sotto esame perché i Grandi portano sempre avanti un discorso che è un unicum punteggiato da capitoli che corrispondono ai singoli film. Se poi questo discorso proprio non va giù allora significa che il matrimonio non s'ha da fare. Però (ed è un bel però) si è sempre in tempo per una rivalutazione, quando anni dopo si rivede un film e lo si trova diverso, magari migliore, non è il film che è cambiato, ma tu, per cui niente è perduto, Tarr un giorno potrà diventare il tuo regista preferito. :)

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