Zorg e Betty. Una coppia decisamente invidiabile: lui genio represso costretto a lavoricchiare in un villaggio balneare, lei femme fatale inafferrabile come il vento. Troppo stretto per loro due quel posto, meglio Parigi con la sua vita di coppia disordinata ma piena di amore. E poi l’occasione d’oro: un negozio di pianoforti per continuare a vivere in tranquillità insieme ad un bebè in arrivo. Ma il bimbo non arriverà mai, gettando Betty in una depressione fatale che le costerà tutto.
Una coppia davvero invidiabile, o forse no.
Pellicola che pare si avvicini dalle parti del cult, diretta dal francese Jean-Jacques Beineix nell’86, molto amata dal pubblico e in parte anche dalla critica poiché all’epoca ricevette non poche nomination in vari festival cinematografici.
Dall’apertura degna di nota, ovvero un amplesso molto piccante, si prosegue con un’atmosfera in bilico tra commedia, a tratti veramente sfrontata, e romanticismo non meno esibito, per concludere in un climax drammatico nel quale l’ultimissima immagine riprende con lo stesso angolo di visuale il coito iniziale.
A caldo ritengo che l’aspetto scherzoso, con le sue gag da slapstick comedy, abbia un peso maggiore di quel che dovrebbe avere. Questo non vuol dire che il finale tragico non sia giustificato a causa di una scarsa coerenza all’interno della storia perché non è così. Tuttavia ci sono dei passaggi a vuoto oltremodo superflui (la parte in cui la coppia va a stabilirsi a casa degli amici poteva essere snellita di brutto), tutti segmenti poco utili ai fini del racconto che appesantiscono ad oltranza la visione. Se l’escalation drammatica delle ultime battute è passabile dal punto di vista della sua costruzione, da quello empatico appare un po’ fragile e poco ragionevole alla luce dell’affettuosa relazione mostrata. Lungi da me sminuire l’impatto psicologico che un aborto deve comportare, tuttavia il gesto di Zorg mi sembra poco attendibile ed enfatizzato dalla fiction.
L’unico ad approfittarsi di cotanta abbondanza diegetica è il regista, a cui piace muovere molto la mdp anche in ambienti chiusi come una cucina. Mi è piaciuto molto l’accorgimento da lui utilizzato durante un inseguimento tra i due amanti nel quale un cartone sembra arrivare dritto dritto tra gli occhi dello spettatore. Un piacevole dettaglio.
La coppia, interpretata rispettivamente da Jean-Hugues Anglade e Béatrice Dalle, lascia da parte ogni inibizione mettendosi a nudo sia dentro che fuori (occhio alle versioni del film, ne esistono due: una da 120 minuti e una director’s cut da 185), dimostrandosi a proprio agio di fronte ad un obiettivo piuttosto e anzichenò voyeuristico.
Un cult? Naaa, però il borsino finale ha un paio di cosette positive: i due attori sopra tutto.
Una coppia davvero invidiabile, o forse no.
Pellicola che pare si avvicini dalle parti del cult, diretta dal francese Jean-Jacques Beineix nell’86, molto amata dal pubblico e in parte anche dalla critica poiché all’epoca ricevette non poche nomination in vari festival cinematografici.
Dall’apertura degna di nota, ovvero un amplesso molto piccante, si prosegue con un’atmosfera in bilico tra commedia, a tratti veramente sfrontata, e romanticismo non meno esibito, per concludere in un climax drammatico nel quale l’ultimissima immagine riprende con lo stesso angolo di visuale il coito iniziale.
A caldo ritengo che l’aspetto scherzoso, con le sue gag da slapstick comedy, abbia un peso maggiore di quel che dovrebbe avere. Questo non vuol dire che il finale tragico non sia giustificato a causa di una scarsa coerenza all’interno della storia perché non è così. Tuttavia ci sono dei passaggi a vuoto oltremodo superflui (la parte in cui la coppia va a stabilirsi a casa degli amici poteva essere snellita di brutto), tutti segmenti poco utili ai fini del racconto che appesantiscono ad oltranza la visione. Se l’escalation drammatica delle ultime battute è passabile dal punto di vista della sua costruzione, da quello empatico appare un po’ fragile e poco ragionevole alla luce dell’affettuosa relazione mostrata. Lungi da me sminuire l’impatto psicologico che un aborto deve comportare, tuttavia il gesto di Zorg mi sembra poco attendibile ed enfatizzato dalla fiction.
L’unico ad approfittarsi di cotanta abbondanza diegetica è il regista, a cui piace muovere molto la mdp anche in ambienti chiusi come una cucina. Mi è piaciuto molto l’accorgimento da lui utilizzato durante un inseguimento tra i due amanti nel quale un cartone sembra arrivare dritto dritto tra gli occhi dello spettatore. Un piacevole dettaglio.
La coppia, interpretata rispettivamente da Jean-Hugues Anglade e Béatrice Dalle, lascia da parte ogni inibizione mettendosi a nudo sia dentro che fuori (occhio alle versioni del film, ne esistono due: una da 120 minuti e una director’s cut da 185), dimostrandosi a proprio agio di fronte ad un obiettivo piuttosto e anzichenò voyeuristico.
Un cult? Naaa, però il borsino finale ha un paio di cosette positive: i due attori sopra tutto.
condivido, non è il filmone che molti vanno proclamando in giro, non è che non si faccia vedere, però si dimentica abbastanza facilmente. Sarà che i film sentimentali non mi sono mai piaciuti granchè.
RispondiEliminaGli attori, si, sono bravi.
Tra l'altro Beatrice Dalle ha recitato anche ne Il tempo dei lupi, ma non la ricordo affatto!
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