Tra un vedere non proprio appagante ed un sentire oltremodo respingente, i registi piazzano due sequenze che manifestano un po’ le loro intenzioni: la prima, presumibilmente effettuata all’interno di un treno, passa in rassegna ad alta velocità le gigantesche navi da crociera della Costa attraccate nel porto, il messaggio potrebbe essere chiaro: dove sta andando il Brasile nella sua corsa sostenuta? L’Ordem e Progresso stampigliati sulla bandiera si riflettono realmente nella società di oggi? Le risposte sono affidate ad un inaspettato controcampo virtuale dove la città viene ricreata tridimensionalmente in un progetto che appare molto più eco, smart, e via dicendo della concreta situazione urbana. Senza dubbio è proprio pochino per poter accendere l’interesse del fruitore, il disegno complessivo che ne esce è spento e incapace di sfruttare le potenzialità di ciò che è vero oltre l’obiettivo. Debole ed inessenziale, almeno agli occhi di un europeo, O porto si accomiata salpando lentamente verso il mare, lo sguardo rimane però puntato sul molo fino ai titoli di coda, conclusione “carina”, se tanto vi basta.
Da Bari a Tremestieri Etneo - Michele Gambino
41 minuti fa
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