giovedì 21 novembre 2019

Det er meg du vil ha

Appare come un’escrescenza di I Belong (2012) questo Det er meg du vil ha (2014), mediometraggio dalla semplice impostazione: una donna parla e Dag Johan Haugerud la riprende, e di “cosa” parli la suddetta signora (che è Andrea Bræin Hovig, già vista nel film precedente) ce lo anticipa la breve sinossi di IMDb: “what would you say about a female teacher falling in love with a 15-year-old?”, quindi pronti ad aprire un forum sul confine tra attrazione e amore con spruzzate di considerazioni etico-sociali, e se non siete pronti poco male, non stiamo affatto discernendo su un’opera che merita il vostro tempo, anzi lo dico chiaro e tondo: non guardatelo, non ha senso, non sprecatevi su oggettini del genere, credo che per affrontare questioni così scomode come la relazione intima tra una professoressa ed un suo alunno non si possa utilizzare il cinema né altre forme d’arte per esporre i vari punti di vista, basta la tv, al quale Det er meg du vil ha in un qualche modo si rifà consapevolmente imbastendo una falsa intervista dotata di piccoli accenti autoriali (l’incipit caleidoscopico; l’action del director; gli intermezzi a colori).

Il racconto frontale segue poi un trend piuttosto predicibile dove l’insegnante si autoanalizza di fronte a chi guarda e soprattutto ascolta il flusso soliloquiale composto da una progressione di tappe che nulla smuovono: crisi col fidanzato alle soglie del matrimonio e contemporanea conoscenza del quindicenne Daniel il matrimonio non ripara niente e acuisce ancora più le difficoltà della coppia inizio frequentazione col ragazzino, e il resto lo si intuisce facile. La storia si dimostra blanda ed è arduo andare oltre il punto di vista della protagonista, la sua video-confessione non ha una capienza effettiva, non concima possibili ragionamenti, la si subisce nello stesso modo in cui si prendono appunti in una tediosa lezione universitaria: svogliatamente. Privo di un contenuto appetibile e costituito da una forma che non accende il minimo entusiasmo, Det er meg du vil ha si riduce in definitiva ad una performance attoriale, ditemi voi se possiamo parlare di cinema allora…

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