venerdì 2 settembre 2011

Blissfully Yours

Può un film iniziare prima… dell’inizio? Apichatpong Weerasethakul sa come fare e senza se e senza ma ci invita ad entrare nel suo mondo imperscrutabile che questa volta ha le fattezze di uno studio medico (ritornerà in Syndromes and a Century, 2006), per la precisione lo stesso studio del proprio padre dottore.
Negando ogni principio di causa-effetto il regista thai sottrae al corpo-film ogni possibile orpello: la musica (quasi sempre) negata, le traiettorie visive minime, la sceneggiatura al grado zero della narrazione. Ma come spesso accade con questa tipologia di cinema altro, l’immobilismo, la staticità, il silenzio, e più in generale quella strana e potente sensazione di Arte, invece di portare in una zona arida fatta di compiacimento autoriale fa avvertire allo spettatore una forza tellurica che viene da dentro, o per meglio dire da sotto, da sotto la coltre estetizzante dell’opera, quella cortina che cela un sisma dato dal rapporto inestricabile tra immagine e senso al quale è necessario volgersi.

Quindi, è possibile che un film cominci prima dei titoli di testa? Blissfully Yours (2002) dimostra che è possibile, praticamente naturale, e lo fa con una nonchalance disarmante, un vero e proprio smarrimento nella fruizione: vediamo Min, giovane con una malattia alla pelle, e due donne: Orn che lo aiuta nelle faccende burocratiche, e Roong che lo ama. Chi sono? Perché sono lì? Cosa fanno?
Nel lungo preambolo viene fornito qualche suggerimento, indizi che non fanno, comunque, una prova: Min dovrebbe essere un immigrato, Roong la sua fidanzata e Orn una donna un po’ libertina gelosa della coppia. Supposizioni in questo flebile (ma tenace) intreccio di vite umane.
Eppure, nonostante l’interazione di questi tre personaggi tra loro e con l’anonimo e compless(ificat)o territorio urbano, la pellicola non è ancora iniziata. Ci vuole una lunga scena con la mdp piazzata sulla coda della macchina che palesa il totale allontanamento dalla civiltà per finalmente far apparire sullo schermo il titolo dell’opera. E perlomeno far propria una piccola certezza: Sud sanaeha è un film ambientato in una foresta.

In questa intervista Weerasethakul afferma che entrare in una foresta è come entrare nel grembo materno. È chiaro che questo main set selvatico ha un forte spirito primordiale, o forse uno spirito punto e basta. Il fatto è che se sulla scena non accade praticamente niente, solo coppie che amoreggiano in fondo, la morsa che il film ha stringe sempre di più attraverso un magnetismo invisibile, una sospensione (e)statica del quadro.
Si procede per sentire: il tragitto nel bosco in cui Min porta Roong sul luogo del pic-nic, attesa, e poi apertura accecante sullo strapiombo; l’incontro tra le due donne nel fiume, l’immagine che fluttua sul pelo dell’acqua e la tensione che cresce senza trovare catarsi; il finale che sfida letteralmente l’occhio con l’eterno primo piano della giovane che voltandosi verso di noi conduce il film alla sua micro-apoteosi.

Cosa abbiamo davvero sentito?

Blissfully Yours è un film che...

6 commenti:

  1. colgo il post -spero che Weerasethakul non se ne vorrà :)- per dirti che ho visto Red, White & Blu. solo una parola: bellissimo.
    mi ha veramente colpito, e fatto star male.
    un post se lo meriterà sicuro.
    ottimo consiglio, davvero :)

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  2. A Weerasethakul non dispiacerà, è troppo impeganto a filmare cose impossibili come il cognome che ha :)
    Sapevo che RW&B rientrava nelle tue corde, a me ha stupito perché dopo avermi portato fuori strada per buona parte della proiezione ("Uff, carino ma è il solito revenge movie), ci ha pensato quell'ultimo dannato fotogramma a farmi ricredere di brutto. Al tuo post se ne aggiungerà anche un altro, il mio, senza dubbio.

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  3. Blissfully Yours l'ho visto dopo lo Zio Boonmee. Sono riuscito così, almeno, a cogliere parte della poetica dell'autore, che nel precedente film per me era pressochè invisibile. Per me non ci siamo...

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  4. Non ti piace?
    Io sono al suo terzo film e ancora non mi sono fatto un'idea precisa. Nella mia fino a qui carriera cinefila ho incontrato solo un altro autore in grado di spiazzarmi in maniera quasi eguale, e parlo di Tsai Ming-liang. Qui però siamo davvero un gradino sopra, o meglio, un gradino oltre, perché Weerasethakul è talmente ostico da rendere in-credibile ogni logica spiegazione.
    Mi piace non mi piace, non lo so, per ora mi affascina e me lo faccio andare bene.

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  5. Affascinante, meditativo, questo sì. Ma quello che si dice in più, per me, è più che altro farina del sacco di critici ideologici d'Occidente, forse pure un poco scompensati nei confronti della bellezza della natura, dei suoi silenzi e tempi psichedelicamente dilatati. Di per sè i suoi film sono un'avventura che ci si può concedere, ma è il "pacchetto" di presentazione che mi fa molto storcere il naso.

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  6. Sì capisco il tuo discorso e ne parlavo con un altro blogger via mail, in sostanza dicevo quello dici tu: ossia che non mi stupirei se in Thailandia Weer non se lo fili nessuno, e non perché non sia bravo ecc., ma perché quello che fa non è così disarmante come può esserlo per chi ha una cultura radicalmente diversa come è la nostra.

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