Dalle scarse notizie che possono essere rintracciate in Rete, si apprende soltanto che le foto utilizzate nel film sono state trovare in un mercatino delle pulci viennese. Perché sì, l’intera opera è strutturata come un album fotografico a scorrimento su cui le registe hanno apportato delle specifiche modifiche in modo da sottolineare o intensificare alcuni passaggi. Il flusso temporale delle immagini non è lineare, l’intro e l’outro si occupano del dopo mentre la parte centrale è il flashback del prima, l’attenzione verte su una coppia degli anni ’40 di cui vediamo la reciproca conoscenza in un ambiente che definirei alpino, l’escamotage delle foto in movimento accompagnato da inserimenti sonori e da un maquillage visivo che ritocca qui e là i soggetti immortalati (a volte li fa proprio scomparire) ha una cadenza delicata che si adombra con l’entrata in scena della guerra (il vessillo nazista rompe l’idillio montano). Forse lui si arruola e dei parenti / famigliari muoiono (si dissolvono come accennavo prima), però alla fine, dopo vicissitudini che non sapremo mai, i due sono arrivati a vivere una vecchiaia insieme (istantanea natalizia). Ergo: c’è anche un happy end, e non era una cosa così scontata.
lunedì 16 ottobre 2023
Uns geht es gut
Di una
regista così intrigante come Sandra Wollner non vai a ripescarti uno
dei primi, se non proprio il primo, titolo della sua carriera?
Ovviamente sì, e quindi via ad un’immediata nonché superficiale
constatazione: Uns geht es gut (2014) è un cortometraggio che
non ha praticamente alcuna similitudine con i due lungometraggi
successivi (The Impossible Picture [2016] e The Trouble with Being Born [2020]), i
motivi non li so, al massimo li suppongo: vedendo le informazioni
produttive è subito appuntabile che si tratta di un lavoro a sei
mani (i nomi delle altre due colleghe sono Britta Schoening e
Michaela Taschek), quindi è immaginabile che il coinvolgimento
all’interno di un progetto dalla variegata paternità (pardon:
maternità data la triplice direzione femminile) abbia domato dei
plausibili slanci personali, inoltre, banalmente, è pressoché un
esordio di neanche sette minuti pertanto non ci si poteva attendere
chissà quale complessità cinematografica. Esposto quest’inutile
preambolo, addentriamoci, per quel poco che ci è possibile, nel
cuore del corto.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento