lunedì 22 luglio 2019

The Creator of the Jungle

C’è molta umanità in questo documentario del 2013 intitolato Sobre la marxa nonostante sulla scena ci sia solo un uomo, un anziano signore che costruisce i propri sogni legando rami e rametti tra loro, ma la quantità non c’entra, è nella singolarità, nelle nicchie nascoste che si celano ricchezze incalcolabili, che poi, tradotto in cinemese, si tratta nient’altro di storie da poter raccontare, belle storie, sorprendenti, romantiche, umane, appunto, e direi che nello specifico quella del catalano Josep Pijiula alias Garrell ha tutti i succitati crismi per essere un racconto da ricordare, e se lo spettatore ricorda è perché ne ha subito il fascino, cosa accaduta anche al debuttante Jordi Morató che sentì parlare di Garrell da un amico e che, una volta recatosi sul posto, rimase subito incantato dalle sue creazioni e immediatamente dopo dalla persona stessa, sicché la somma degli addendi è venuta facile: Sobre la marxa è un film che si è fatto da solo, che dà voce ad un sudore antico versato a fiumi senza che ci fosse razionalmente un perché, e ciò è bellissimo perché lontano da una forma di lucro (almeno così pare) e lontano da un qualunque altro tornaconto, il signor Garrell ha fatto ciò che ha fatto solo per il gusto di farlo, in una sincerità e con un’abnegazione che hanno solo i bambini e gli artisti, categorie a cui il protagonista appartiene senza neanche saperlo: “potrei stare a casa seduto sul divano o farmi una passeggiata come il 90-99% delle persone, ma io preferisco complicarmi la vita e fare cose che nessun altro fa”.

Non nuovi da queste parti a ritratti donchisciotteschi di tal fatta (ricordiamo due film di Alessio Rigo de Righi che si accomunano per quanto riprendono a quello sotto esame: Catedral [2009] e Il solengo [2015]), così come personaggi non poi così dissimili da Garrell possono trovarsi parecchio vicino a noi (Selva di Sogno, nei pressi di Siena, ne è un esempio), l’affresco restituito da un digitale che dialoga col found footage è piacevole da seguire in ogni suo sviluppo che poi sviluppo non è visto che, in una specie di legge di Lavoisier, la vita di questo artista deceduto nel 2016 è sempre sembrata progredire circolarmente attraverso il principio di nascita-morte-rinascita dove il fuoco e l’acqua rappresentano gli organi capaci di generare l’infinito loop, il che stimolerà inevitabilmente il cervello osservante il quale potrà leggere negli sforzi di Garrell paralleli esistenziali magari non così folgoranti ma nemmeno così banali, in fondo siamo tutti dei potenziali edificatori di sogni, il problema è cercare di fronteggiare la maledetta concretezza che ci assedia, e qui veniamo ad un altro apprezzabile risvolto che vede Josep come un baluardo dell’immaginazione sempre sul punto di soccombere sotto i colpi di un nemico proteiforme (i vandali, l’autostrada, la polizia) al quale però riesce a sfuggire per ricominciare ancora una volta da capo. E tragicomici, nonché più realistici di quanto non sembrerebbe poiché traslazione delle proprie paure, sono i filmini d’epoca girati da un ragazzino che mettono in finzione nella realtà i desideri e i timori di questo straordinario soggetto. Straordinario ed herzoghiano aggiungo (infatti Herzog è apprezzato da Morató), folle inconsapevole che ci interroga su chi sia davvero il pazzo, se chi assembla o chi disgrega, se chi congiunge o chi stupidamente separa.

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