Trasfigurare la favola
dei Tre porcellini nella dimensione incubica di un sonno angosciante,
penetrare nelle pieghe di un possibile, piccolo, inferno, spalancare
indeterminatamente il ventaglio delle possibilità;
l’incandescenza arancione di una lampadina, gli scotennamenti, il
totem, il lupo, la capienza semiotica, le immagini fiondate. Questo è
Pigs (2011), proiettile weird partorito dall’allora
ventottenne Konstantina Kotzamani che scava nelle nostre zone umide,
nei laghi sotterranei dell’inconscio, e qui sosta, tremulo,
affabulando con la distorsione fonica, la filastrocca inquietata, non
c’è via d’uscita come non vi è entrata, la fine,
d’altronde, coincide con l’inizio nel campo di grano, cantilena
ammorbata: che cosa sei?
Non sei, che è già
essere.
Pigs, a conti
fatti una delle migliori prove nel campo del cortometraggio apparse
in questo spaziucolo virtuale, pur avendo una carica seduttiva letale
e un grado di fascinazione che non ha nulla, ma davvero nulla, da
invidiare ad un Lynch di turno, mette il sottoscritto in completo
imbarazzo: non so cosa scrivere. Sì, potrei rendere onore alla
Kotzamani per la tessitura climatica della sua opera (ma credo si
capisca già dal trafiletto sopra), così come sarebbe
giusto sottolineare i molti accorgimenti adottati per incutere quel
timore che si avverte durante la proiezione (uno non lo si può
tacere: l’occhio registico dietro lo spigolo dei muri, il guardare
e ritrarsi, il riguardare e vedere un’altra cosa, un’altra
realtà), oppure ci si potrebbe avventurare in circonlocuzioni
ermeneutiche che fioriscono e appassiscono in un vortice (la benda:
l’innocenza; la casa: entrare nel vivere; i maiali: il vivere della
famiglia [l’allattamento]; il lupo: il male che contamina [la
ragazza che dopo ne indossa il manto]). Ma presumo che non ce
ne sia la necessità, tali accenni allungabrodo sono già
troppo, non c’è niente da capire in un non-film come Pigs
perché il cinema soprasensibile che proviene da mondi
ulteriori può trovare compimento solo nello sguardo del
testimone e non sul lattescente documento Word che ho adesso di
fronte.
Di Konstantina Kotzamani,
ne sono convinto, si parlerà.
Lo cerco
RispondiEliminahttps://vimeo.com/41569872
RispondiElimina