lunedì 22 settembre 2008

Storie - Racconto incompleto di diversi viaggi

Per il suo sesto film Haneke sceglie la Francia e Juliette Binoche come protagonista che nel 2005, diretta sempre dal regista di Monaco di Baviera, reciterà in Caché (Niente da nascondere).
Sei anni dopo 71 Fragments of a Chronology of Chance (1994), Haneke ripropone un film spezzettato, suddiviso in brevi blocchi costituiti ognuno da un piano sequenza, escluse le scene in cui la Binoche recita “il film nel film”.

Un pallina di carta buttata addosso ad una mendicante è il punto di contatto tra diverse persone.
Anna (Juliette Binoche) è una giovane attrice che sta per sfondare nel cinema. Suo marito è un fotografo di guerra con un giovane fratello irrequieto stanco della vita in campagna.
Amadou è un insegnante di musica in una scuola per bambini sordomuti.
Marie è una donna rumena che si è recata in Francia piena di speranza ed è finita a mendicare all’angolo di una strada.

Il titolo originale del film è Code inconnu.
Il codice sconosciuto è quello di un portone ma anche quello tra un padre contadino e un figlio ribelle, tra un gruppo di bambini sordomuti e il resto del mondo, non per niente le ultime scene sono sottolineate da un continuo tambureggiare, spazzando ogni altro suono dalla scena, ricreando nelle orecchie dello spettatore quell’incomunicabilità che i personaggi stanno vivendo nello schermo: Marie che viene allontanata dal luogo dove elemosina e Georges che non riesce ad entrare in casa sua utilizzando il codice numerico.
Haneke mi mette sempre in difficoltà quando provo a commentare un suo film. C’è così tanto in questo Storie, dal razzismo ai legami di coppia, dal rapporto finzione/realtà che avrà un ruolo preponderante in Funny Games (1997) all’immigrazione, dalla comunicazione (nel film si contano 4 lingue diverse) alla freddezza della società, che è difficile analizzare il tutto, anche perché lo stile di Haneke non cambia, e tutti questi temi sono ripresi dalla mdp in maniera distaccata e indifferente.

Ad un occhio attento e inesperto potrebbe sembrare un film scollegato e privo di senso, il fatto è che per comprenderlo appieno bisogna aver visto anche gli altri film del regista a mio avviso.
Un po’ come ha fatto Lynch per INLAND EMPIRE (2006), Haneke annulla il divario tra la pellicola e chi la guarda, rendendoci spettatori di una realtà feroce come la situazione all’interno della metropolitana, per poi ricordarci attraverso il doppiaggio in sala prove di Anna che il cinema è finzione.
Come dicevo è la comunicazione, o meglio l’incomunicabilità, che più di ogni altra questione Haneke pone al centro dell’attenzione. Il linguaggio, verbale e non, come mezzo e non come strumento, la comunicazione per capire e capirsi, sembra così semplice e invece non lo è; d’altronde voi avete compreso cosa dice quella bambina sordomuta all’inizio e alla fine del film? No, vero? Beh nemmeno io, purtroppo non è così facile Capire…

Compratelo, scaricatelo, registratelo, noleggiatelo, insomma cercate in qualche modo di vederlo, ne vale la pena.

4 commenti:

  1. Mi hai incuriosito...vedrò di trovare modo e tempo per vederlo...

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  2. Mi hai incuriosito...vedrò di trovare modo e tempo per vederlo...

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  3. già anche a me, vedrò di recuperarlo subito, spero solo che non ci siano scene shock come quella di Cachè...

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  4. No tranquillo, nessuna scena scioccante ;)

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