Cosa ho gradito meno, ma che comunque non rappresenta un male incurabile vista l’inesperienza del regista, è il voler affidarsi alla scrittura per provocare uno shock spettatoriale. L’elemento esploitativo si configura in un episodio di necrofilia, sicuramente un’immagine forte e d’impatto, però non necessaria. Fino a quel momento le cose erano andate benone perché il corto, senza fornire alcuna informazione, aveva operato nell’area della suggestione: l’atmosfera da inverno nucleare, la neve-fuliggine, i muri scrostati, il continuo tremore del tizio, il cadavere inscaccato, erano ingredienti che permettevano ad Absurdo žmonės di essere un ottimo diffusore di ansia, ma si è voluta sovraccaricare la situazione con un trauma diretto e frontale, peccato, ciò non toglie che si è acceso un interesse verso Matulevičius e se sarà possibile sono convinto che tornerà nuovamente a farci visita.
lunedì 21 novembre 2022
Absurdo žmonės
Si
sente, eccome se si sente, l’influenza di un cinema post-sovietico
in Absurdo žmonės
(2011), Jurgis
Matulevičius, all’epoca del corto appena ventiduenne, guarda in
casa propria, la Lituania, e al suo regista di punta, Sharunas
Bartas, con il quale ha lavorato come assistente di riprese in Peace to Us in Our Dreams
(2015), il primo Bartas, quello decadente di Three Days
(1991) o The Corridor
(1995), e quindi cupezza, midollo nero, abissi umani che danno le
vertigini, chiaramente Matulevičius
non riesce a toccare chissà quali altezze (o profondità?), però,
come dire, si intravede che c’è del potenziale, soprattutto sul
piano estetico che poi è il punto di forza del film, è sufficiente,
per il sottoscritto, il carrello all’indietro sulla strada innevata
a far fiorire impressioni bélatarriane, ma in generale l’occhio
dietro alla mdp sa trovare, nel breve tempo a disposizione, le giuste
misure per creare un quadro di inquietudine. Si abbonda di plongée,
di visioni dall’alto verso due poveri diavoli che invece stanno in
basso, in un antro cupo, da magazzino lercio, nell’oscurità.
L’opera prima di Matulevičius ha questo rapporto con le tenebre,
con qualcosa che va oltre il cinema autoriale, infatti, al di là del
credito verso Bartas o chicchessia, il regista pesca da
un’enciclopedia che se non è horror poco ci manca, e tale
commistione devo ammettere non essere affatto male, anche nel rigore
di certa settima arte possono inserirsi venature perturbanti che non
stonano affatto.
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