martedì 20 ottobre 2020

Party Animal

Il fatto che sul sito ufficiale di Yorgos Zois (link) Party Animal (2018) non venga neanche nominato è abbastanza comprensibile, parliamo di un cortometraggio che fa parte della campagna europea #EUandme lanciata nel maggio 2018 per sensibilizzare i giovani sulle opportunità che il Vecchio Continente offre loro attraverso lo sviluppo di passioni, talenti e sogni, tutte cose sulla carta molto belle che però nella pratica lasciano qualche dubbio, ma vabbè, forse è l’invidia nell’aver abbandonato la categoria anagrafica di riferimento del progetto a far brontolare il sottoscritto. Ad ogni modo non ci vorranno grandi sforzi esegetici per capire di quanto in questo film ci sia poco di autoriale e tutto di marketing, il che è legittimo, basta accettare la cosa per quello che è: una bazzecola pubblicitaria (dove anche Jaco Van Dormael ha dato il suo contributo con The Shape, 2019), una commissione svolta da Zois in maniera dignitosa ma anche un pelo impersonale, infatti, sempre ammesso che abbia senso fare della filologia in situazioni del genere, non si direbbe in nessun frangente che trattasi di opera firmata dal regista greco, di assonanze con il coevo Third Kind (2018) o con gli altri titoli più vecchi io non ne ho ravvisate.

Al massimo l’inizio nel club psichedelico con la musica che spinge (la musica è la vera protagonista della storia) potrebbe riportare alle atmosfere di Damned Summer (2017), anche se forse è solo la ravvicinata visione a farmelo associare, per il resto Zois piazza sullo schermo Alex, un giovane ragazzo come tanti altri (praticamente i medesimi a cui il corto si rivolge), che sta lasciando un’età complicata per entrarne in un’altra non meno difficile: l’adultità, e per sottolineare il passaggio esistenziale si utilizza il lavoro, un lavoro grigio e noioso che cozza con l’esplosione di suoni e corpi del locale, un lavoro come grimaldello per aprire un varco nei significati: anche da una fase di svantaggio personale si possono trarre dei benefici e l’Europa è lì pronta a sostenerti. Buffo che mentre scrivo queste righe (luglio 2020) i leader dei vari Paesi si trovino a Bruxelles nella disperata ricerca di trovare una quadra che non faccia finire noi poveri staterelli mediterranei a gambe all’aria, le tempistiche e i casuali incontri che si fanno a volte con il cinema (seppur questo, chiaramente, non sia cinema) hanno una puntualità quasi diabolica.

Nessun commento:

Posta un commento